Visto che l’argomento è sempre caldo (e le scadenze incombono), torniamo sul tema calcio scommesse e dintorni che, a partire dallo scorso 19 maggio, ha coinvolto (e non di striscio) anche la Pro Patria. Domani o, al più tardi, il primo agosto, il Procuratore Federale Stefano Palazzi comunicherà i deferimenti relativi all’inchiesta Dirty Soccer. Quella che, per intenderci, ha in pancia anche i destini biancoblu. Successivamente, ed entro una decina di giorni, il Tribunale Federale Nazionale convocherà l’udienza di primo grado che avrà luogo tra il 9 e il 10 agosto con sentenza (probabilmente) prima di Ferragosto. A seguire il secondo grado di giudizio che, per evidenti ragioni organizzative, dovrà essere celebrato entro ulteriori dieci giorni.

La vicenda è nota. Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro (e la omologa Procura che ne ha convalidato le misure cautelari), alla Pro Patria nella passata stagione Mauro Ulizio e Massimiliano Carluccio rappresentavano i soci occulti in grado di determinare i destini della squadra taroccandone alcuni risultati grazie al braccio (o piede) armato costituito da quattro tesserati compiacenti (Ulizio jr, Melillo, Gerolino e Tosi). Le audizioni in ambito sportivo (andate largamente inevase) poco o nulla hanno aggiunto a questa tesi investigativa.

Avvocato Cesare Di CintioOra starà al club tigrotto dimostrare attraverso la superstar del diritto sportivo, l’avvocato Cesare Di Cintio (l’uomo che sussurrava ai cavilli, il legale cui, di fatto, il Novara deve la Serie B), che i due sodali di cui sopra agivano per conto proprio e non per conto terzi. Cioè che il governo ombra aveva carattere abusivo e che Vavassori (e l’amministratore unico Fiorenzo Riva) erano allo scuro del maneggio    

Ipotesi plausibile? Sì. Stando infatti ai pissi pissi federali, l’impianto difensivo si poggerebbe su solide basi e terrebbe così lontana la Pro Patria dalla minaccia della “responsabilità diretta”, istituto giuridico che, innescando l’illecito sportivo, potrebbe causare un’ulteriore retrocessione oltre a quella già maturata sul campo.

Cosa si rischia in concreto? Gli effetti della “responsabilità oggettiva”, difficilmente eludibile visto il coinvolgimento certificato di tesserati biancoblu nella manipolazione di una o più gare. Certamente quella di Cremona del 15 dicembre dove, tra l’altro, ci sarebbero anche le prove di uno scambio di denaro. Quindi, in soldoni, punti di penalizzazione (a spanne, non meno di 5) che verrebbero inflitti al club bustocco.

Ma per la stagione passata o per quella che si sta per aprire? La domanda non è così avventata e si basa su sfumature del diritto. In cui, ovviamente, non entriamo. Ma che porterebbero, se la pena fosse afflittiva per il prossimo campionato, ad una partenza sottozero nel 2015/2016.

E se invece lo fosse per la stagione scorsa? Beh, la retrocessione c’è già stata e quindi poco importa. Non proprio. Perchè la penalizzazione riscriverebbe le graduatorie per il ripescaggio (in sintesi, 50% classifica, 25% storia, 25% pubblico) dove attualmente la Pro Patria si trova in prima fila. Ma come, con un processo sportivo ancora da celebrarsi, qualcuno può pensare seriamente al ripescaggio? Posto che, nello specifico, si parlarebbe di riammissione (non richiesta dalla società ma assegnata d’ufficio), la stessa, oltre che dal buon gusto, sarebbe preclusa anche da una norma federale: “Le società che hanno subito sanzioni per illecito sportivo e/o per violazione del divieto di scommesse, saranno computate ai soli fini della redazione della classifica finale, ma saranno in ogni caso escluse dal ripescaggio”.

Ma con la Lega Pro commissariata, l’AssoCalciatori a minacciare scioperi in caso di riduzione delle squadre e le consuete tragedie finanziarie, ipotecare il futuro, sarebbe (mai come in questo caso) una scommessa.

Giovanni Castiglioni