Jenna Hagglund è la neo palleggiatrice nonché neo capitana delle farfalle. La 26enne statunitense ha infatti subito conquistato compagne e allenatore con il suo carattere e la sua leadership innata. Le chiavi della regia biancorossa sono state affidate a lei che ha già un’ottima intesa con la connazionale Karsta Lowe. È al suo primo anno in Italia, ma nelle stagioni scorse ha accumulato esperienza europea e ha vinto un campionato in Austria con lo Schwechat Post.
Qual è stata la prima cosa che hai pensato quando sei arrivata in Italia?
“Che ero stanca! Ho preso due aerei e il viaggio in totale è durato 12 ore. In ogni caso, ero molto emozionata e felice di essere qui. All’inizio, però, non trovavo Enzo (Barbaro, ndr) e sono uscita dall’aeroporto da sola con tutte le mie borse”.
Ad aspettarti c’erano alcuni tifosi. Qual è stata la tua reazione?
“Ho pensato ‘wow’. Sono stati bravissimi a venire ad accogliermi, ho apprezzato molto l’idea. Questa cosa non è normale, è speciale come i tifosi di Busto”.
Eri già stata in Italia?
“Sì, c’ero già stata tre volte ma solo per pochi giorni. Amo l’Italia e giocare qui è sempre stato un mio sogno. Il volley italiano mi ha sempre affascinata tanto e ora ho realizzato un mio desiderio”.
Cosa ne pensi del tuo soprannome “Captain America”? Ti piace?
“Sì, mi piace! Penso che sia bello e mi fa sorridere. Amo essere un supereroe e l’anno scorso ad Halloween mi sono vestita da Superman”.
Quale lingua parli con le tue compagne? L’inglese o il linguaggio dei segni?
“Comunichiamo un po’ in inglese e un po’ a gesti, ma, ad essere sincera, parliamo di più in inglese. Tutte le mie compagne italiane sanno l’inglese e non abbiamo particolari problemi. Loro perfezionano la mia lingua e io e le altre anglofone impariamo l’italiano. E poi, quando serve, usiamo i gesti e ci capiamo anche grazie alle espressioni del viso; a volte ci escono delle espressioni davvero divertenti!”.
Cosa fai nel tuo tempo libero? Impari l’italiano, dormi, esci o guardi la televisione?
“Mi piace cucinare. Ogni tanto faccio delle cheesecake che offro anche alle mie compagne e agli amici, ma più spesso preparo delle insalate; mi piace mangiare sano. Per il Thanksgiving Day cucinerò il tacchino per tutti”.
Quali parole conosci di italiano oltre a “spaghetti, pizza e mafia”?
“Mangia! Per ora la maggior parte delle parole che conosco si riferiscono al cibo. La mia famiglia vive a New York dove risiedono tantissimi italiani; per questo ho sempre sentito termini come “calamaro e mozzarella” di cui adoro l’accento. Per ora il mio italiano è molto limitato, ma conto di imparare in fretta”.
Se non fossi diventata una palleggiatrice, in quale altro ruolo della pallavolo ti sarebbe piaciuto giocare?
“Penso che mi sarebbe piaciuto essere una schiacciatrice. Adoro essere al centro dell’azione ed essere coinvolta il più possibile nel gioco della squadra”.
Hai un giocatore preferito che ti ha ispirato e ti ispira ancora nel tuo modo di giocare?
“Sì, ho sempre adorato Charles “Karch” Kiraly, l’attuale allenatore della nazionale femminile statunitense, e ammiro tantissimo anche Misty Elizabeth May-Treanor, una giocatrice professionista di beach volley che ha vinto tre volte la medaglia d’oro alle Olimpiadi e che ora si è ritirata. Questi sono i miei due idoli per quanto riguarda la pallavolo, ma mi è sempre piaciuta anche Mia Hamm, ex attaccante della nazionale USA di calcio e da molti ritenuta la migliore calciatrice della storia”.
Cosa ti piace del campionato italiano?
“È un torneo estremamente competitivo e di alto livello. Ogni squadra è molto forte e tutte le partite sono difficili da affrontare”.
Cosa ne pensi dei tifosi?
“Mi piacciono tantissimo così come adoro l’ambiente del Palayamamay, è fantastico. I fans ci supportano, ci seguono e prima d’ora non avevo mai visto qualcosa di simile. Negli Stati Uniti questo succede nelle università oppure nel mondo NBA e NFL, ossia nell’ambito del basket e del football americano”.
Sappiamo che c’è una Hagglund che gioca a Zurigo. Si tratta di tua sorella?
“No, non è mia sorella. Ad entrambe chiedono se siamo parenti, ma non lo siamo. Abbiamo giocato contro durante il periodo universitario e ci siamo incontrate anche con le rispettive famiglia per scoprire se abbiamo qualche antenato comune, ma non sembra proprio”.
Sei fidanzata? Ti piacerebbe avere un ragazzo italiano?
“No, non sono fidanzata. Mi piacerebbe, forse…”.
Che cosa ti piace di più dell’Italia fino ad adesso?
“Le persone. Sono tutte così simpatiche, gentili e disponibili ad aiutarti. Stare in mezzo alla gente, conoscerla e relazionarmi a loro è sempre stata la cosa più importante della mia vita. Inoltre, adoro il cibo, è tutto squisito, e amo camminare per le vostre città che sono tutte così piene di storia e di cultura. Negli Stati Uniti non è così e per me ogni volta è una esperienza magica”.
In una intervista hai detto che Busto Arsizio è la squadra giusta per te in questo momento. Per quali ragioni?
“Ho sempre voluto giocare in Italia e tutti sanno che Busto Arsizio è un club incredibile, molto professionale, competitivo e che ti consente di dare il meglio di te stessa. Lo posso vedere tutti i giorni e me l’hanno detto anche Rebecca Perry, Juliann Faucette e Carli Lloyd che sono passate da qui. L’anno scorso ho potuto vedere giocare dal vivo la UYBA in Polonia e sono rimasta piacevolmente colpita”.
Pensi che un giorno anche negli Stati Uniti ci sarà un campionato di buon livello come quelli europei?
“Lo spero e penso di sì. Forse non per le ragazze della mia generazione, ma mi auguro che le ragazzine della prossima possano giocare ai massimi livelli anche negli Stati Uniti. Detto questo, penso che andare all’estero sia un’esperienza che va fatta e che ti cambia la vita in positivo”.
So che hai giocato in Austria e hai vinto anche il campionato. Ma da quando c’è un campionato in Austria?!
“Ho giocato a Vienna che è una città bellissima. Il mio coach era Jamie Morrison, uno degli assistenti della nazionale USA; è stato lui a darmi questa opportunità subito dopo il college e io ho accettato la sua proposta”.
I tifosi di Busto ti hanno già chiesto il numero di cellulare?
“No, non ancora! È privato, ahah. È ancora presto per quello”.
Abbiamo visto che molti tifosi chiedono di fare una foto con te. Vuoi dire loro che, dopo la prima foto, devono pagare per farne altre?
“Lo farò! Ok per la prima, ok anche per la seconda che può essere divertente, alla terza mi sa che dovranno pagare”.
Quanto cioccolato ti hanno già dato i tifosi?
“Per ora non tanto, me ne hanno dato solo due barrette”.
Quali “setter”, ossia palleggiatori ti ispirano maggiormente? Scegline uno:
– English setter
– Irish setter
– Scottish setter
“Ahaha, l’American setter”.
Manuel Prearo e Michela Guarino
(foto di Salvatore Medau)