NCS. Non ci siamo. Neanche stavolta. A meno cinque dalle verifiche Covisod che dovranno essere precedute dalla regolarizzazione (con versamento di tasse e fidejussione) dell’iscrizione alla prossima Serie D, la cessione della Pro Patria è piombata in uno stallo alla messicana. Come anticipato mercoledì, Patrizia Testa vuole subentrare nella gestione al netto di scomode eredità mentre Pietro Vavassori intende mettere la parola fine al suo quadriennio in via Cà Bianca senza elastici o diritti di recesso.

Nel mezzo l’indebitamento residuo al 30 giugno e le pregresse vicende tigrotte (non ultima quella sgradevolissima del calcio scommesse) che, seppur (più o meno) esaurite, devono ancora subire gli indesiderati effetti che produrrà il processo sportivo prossimo venturo. Tutti ostacoli (stra)risaputi ben prima che la trattativa prendesse il via (o addirittura giovedì 9 quando tutto sembrava pronto per il passaggio di consegne). Evidentemente non abbastanza per evitare che l’agognata stretta di mano si trasformasse in realtà in uno snervante braccio di ferro. D’altra parte (e siamo alle facezie), avere l’audacia di concludere la vicenda di venerdì 17 sarebbe stato, viste le circostanze, quantomeno incauto.

Quindi alle liste nessuna imminente fumata bianca ma solo un altro tranquillo weekend di stesura con i rispettivi staff legali impegnati in bizantini contorsionismi per agevolare la Vavexit. Che avverrà (perseveriamo nell’ottimismo) lunedì (o martedì) quando dovremmo anche scoprire quali altri Capitani Coraggiosi affiancheranno la Testa nell’alzare le vele della nuova era biancoblu. Big Ben sta davvero per dire stop.                                                                                       

Giovanni Castiglioni