La notizia è di quelle grosse. Per la prima volta da quando Vavassori è al timone della Pro Patria, lui e la controparte in una trattativa (nello specifico Patrizia Testa) propongono (grossomodo) la stessa versione dei fatti. Roba da non crederci.
Da Golda Perini in giù (o in su), il ping pong di smentite e contro-smentite tra il patron e gli avventori di turno aveva sempre rasentato lo scontro a fuoco. Ora invece la sintonia sfiora le affinità elettive. E’ quanto emerge dalle rispettive dichiarazioni rese alla stampa in questi giorni che lascerebbero intendere una ricostruzione comune degli avvenimenti. E cioè che venerdì scorso non era in realtà previsto nessun passaggio di consegne, che la distanza che separa ancora le due parti è strettamente economica e che, comunque vada a finire, i due si presenteranno in tandem ai microfoni per fornire l’interpretazione autentica della vicenda. Deo gratias! Ma è davvero così? Più no che sì. Perchè venerdì l’incontro per sottoscrivere l’impegno alla cessione delle quote era previsto eccome. Perchè (sempre venerdì) il nervosismo ha oltrepassato il limite dell’irritazione per spingersi fino a quello dell’agitazione (e ci sono volute 48 ore buone per smaltirlo). E perchè il tatticismo non ha ancora abbandonato il terreno di gioco. Prova ne è che l’oggetto del contendere sarebbe la quantificazione delle residue pendenze ancora in essere al 30 giugno che la gestione uscente dovrebbe sanare per consegnare un club lindo e pinto ai Capitani Coraggiosi. Come dire, non esattamente un dettaglio. Ma il tempo stringe e un compromesso (alla fine) verrà trovato. Garantendo così (seppur nella consueta Zona Cesarini) la partecipazione alla prossima Serie D. E consegnando (definitivamente?) Pietro Vavassori al passato e Patrizia Testa al futuro tigrotto.
Quindi? Quindi casco ben allacciato, luci accese anche di giorno e prudenza, sempre! Alla Pro Patria dietro l’angolo…c’è sempre un altro angolo.

Giovanni Castiglioni