Non mi sarei per nulla stupito se Stefano Coppa, Presidente della Openjobmetis Pallacanestro, mi avesse accolto canticchiando “Odio l’estate”, un favoloso standard di Bruno Martino, unico, vero, inimitabile “crooner” italiano. Invece no: Stefano, sempre in controllo di azioni e pensieri, guarda da lontano, quasi con eleganza, l’estate che si è messo alle spalle – per inciso la prima vissuta da Presidente -, terribilmente calda, movimentata, criticata e problematica. Un’estate in cui ha subito tali e tanti attacchi, che il “povero” San Sebastiano, al confronto farebbe la figura di un boy-scout. Attacchi sgradevoli, alcuni gratuiti, altri davvero offensivi perché riferiti sul piano personale. Eppure, nonostante tutto, Coppa suo malgrado sta al gioco, abbozza, cataloga, immagazzina tutto e ne fa un resoconto dettagliato. Date, momenti, scansione degli avvenimenti, omissioni, errori e, come dice lui: “anche grandi cazzate”. Coppa, a domanda risponde in modo esaustivo, e non tralascia nulla.
Partiamo a bomba. La squadra ti piace?
“Ovviamente sì. Un gruppo che abbiamo cercato di costruire con senso e pazienza partendo da due italiani di riferimento – Cavaliero e Campani -, e un nucleo di stranieri-scommesse su cui puntare. Tutti ragazzi con motivazioni e animati da qualcosa: chi voglia di successo, chi di mettersi in mostra in un contesto nuovo, chi di provare ad alzare il suo livello di competizione e chi, infine, respinto dalla NBA pensa all’esperienza italiana come “step” formativo per ritornarvi. Ce n’è per tutti i gusti e, contassero solo le motivazioni, Varese sarebbe già nella griglia alta dei playoff. Invece…”
Invece?
“Invece la post-season, che è il nostro obiettivo dichiarato, bisognerà sudarsela in un campionato che si annuncia durissimo come sempre. Poi, abbiamo altri obiettivi concatenati. Cancellare l’orribile record negativo delle sconfitte casalinghe del 2015. Restituire a Masnago la sua aurea di fortino inespugnabile. Inoltre, non meno importante, fare bene nel nostro percorso europeo perchè, fuor di metafora, declinare Pallacanestro Varese con Europa, è più che normale. Quasi dovuto, direi. Quindi, playoff e un bel viaggio europeo come degni regali per una “Dolce Signora” che nel 2016 compirà 70 anni “.
La prima uscita stagionale in campionato ha destato qualche preoccupazione…
“Quello che è successo in campo è sotto gli occhi di tutti. La vera preoccupazione è legata agli infortuni di Galloway e Wayns.  Questo ci porta a pensare all’ipotesi di tornare sul mercato per sostituire il primo. Per il resto aggiungo, come ho detto prima, che la squadra mi piace”.
Coach Moretti, una scelta giusta? Cosa ti convince di lui?
“Tante cose: pacatezza, grande chiarezza di idee, forza nel proporre gli obiettivi, volontà di condividere tutte le scelte societarie, convinzione nel voler percorrere, uniti e coesi, un pezzo di strada insieme. Speriamo lunghissimo e fruttuoso. Poi, a margine, ma decisamente non marginale, l’onestà dei suoi comportamenti. Moretti, infatti, non ha mai tenuto il piede in due scarpe e ci ha detto sì solo nel momento in cui si è congedato da Pistoia. Un atteggiamento che personalmente ho molto apprezzato”.
A pelle: il nome del giocatore che potrebbe cambiare il destino della tua squadra?
“Brandon Davies: serio, posato, grande professionista. Alla sua crescita e al suo impatto sul campionato è legato il salto di qualità di Varese. Però, fidatevi: questo è buono-buono e speriamo di vederne gli effetti al più presto”.

Massimo Turconi