Piero Sandulli, Italo Pappa, Maurizio Greco, Cesare Persichelli, Carlo Porceddu, Mauro Sferrazza, Laura Vasselli, Alessandro Zampone. Di chi si tratta? Degli otto componenti la commissione giudicante tra cui il Presidente Gerardo Mastrandrea sceglierà i cinque da portarsi in camera di consiglio per la sentenza d’appello del processo Dirty Soccer (e collegati). Cioè le anagrafiche a cui è legato il destino della Pro Patria che dopo il primo grado avverso punta sul secondo per recuperare il professionismo perso sul campo.

Per il verdetto, però, ci sarà da aspettare almeno fino a domani. I tempi ristretti imposti dalle circostanze (e dal calendario) si sono infatti dilatati e la sentenza arriverà solo nel fine settimana. In tempo utile per il Consiglio Federale in programma lunedì all’Expo. Nell’attesa, la prima giornata ha riservato prevedibilissimi toni forti con il duello rusticano che ha raggiunto il climax con la vicenda Savona-Teramo. Che aria tira? Quella di una brutale resa dei conti con possibili revisioni di quanto sanzionato settimana scorsa.

Ma l’attenzione nostrana è tutta rivolta alla mattinata di oggi quando (dopo la coda della seduta di ieri aggiornata per le ore 9) il NH Vittorio Veneto di Roma (nella foto) sarà teatro della discussione dell’inchiesta Dirty Soccer. Quella che coinvolge direttamente una mezza dozzina di società tra cui la Torres. Quindi, di riflesso, anche la Pro Patria. Che spera nel ribaltamento della sentenza del 20 agosto (per i sardi, 2 punti di penalizzazione in Lega Pro e 25.000 euro di multa) per garantirsi la riammissione nella categoria sfumata a maggio ed evitare il Vietnam della Serie D. Per farlo si affida ai robusti (almeno nelle intenzioni) argomenti proposti dall’avvocato Cesare Di Cintio. Tutto finito nel weekend dunque? Ni, perchè (seppur con probabilità di variazioni prossime alla virgola) l’iter della giustizia sportiva non sarebbe comunque concluso e perchè il 3 settembre il Collegio di Garanzia del CONI dovrà esaminare il ricorso del Seregno per il ripristino del format a 60 squadre della Lega Pro. Se accolto, si aprirebbero nuovi scenari per i ripescaggi.
Insomma, mettetevi comodi perchè per la parola fine, c’è ancora tempo.    

Giovanni Castiglioni