Ascolto Alberto Castelli, che da dieci mesi è presidente del Consorzio “Varese nel Cuore”, e l’unica cosa che viene in mente è una canzone dell’immenso Lucio Battisti. Quella che, la conoscerete tutti, parla di “discese ardite e risalite”.  Solo che in questo periodo Castelli ha dovuto affrontare discese pazzesche, con freni non sempre adeguati, e salite che, al confronto, l’ascesa al K2 la puoi fare con l’ascensore. Solo per ricordare che al buon Alberto il destino avverso, cinico e classicamente baro, non ha risparmiato nulla. Casini compresi. E di tutti i tipi. Così, prima affrontare il presente non puoi non sfiorare un passato che, finora, è stato abbastanza complesso.
Così, davanti a Castelli, non puoi che snocciolare i nomi dei “casi” che, suo malgrado, ha dovuto affrontare: Vescovi. Pozzecco, Caja. Giusto per citare solo quelli più pesanti…
“La risposta alla tua domanda è collettiva e, non può essere altrimenti nei confronti di tre persone a cui, per ovvi e comprensibili ragioni, sono molto legato sul piano umano. Per Cecco, il “Poz” e Attilio non voglio entrare in discorsi di tipo organizzativo-tecnico-gestionale-manageriale. Non è mio interesse specifico, né del resto avrei competenze per farlo. Con tutti e tre, in modo molto sintetico, posso dire di avere avuto ottimi rapporti sul piano personale e che, prima da Consorziato, poi da presidente, ho avuto una relazione più che soddisfacente. Poi, è chiaro, con Cecco, che conosco da molto più tempo e ha ricoperto un ruolo determinante per convincermi ad entrare nel Consorzio, e successivamente a diventarne presidente, ho un rapporto consolidato da diversi anni e indipendentemente da com’è finita stima e considerazione non sono mai venute meno. Se sono entrato nel Consorzio è stato solo grazie al “virus” che Cecco, insieme a Michele Lo Nero, ha per così dire risvegliato. Allo stesso modo mi esprimo nei confronti di Pozzecco e Caja i quali hanno scelto percorsi diversi sui quali non voglio entrare nel merito. Per Gianmarco avrò sempre sentimenti di profonda amicizia e grande rispetto, mentre a Caja devo comunque gratitudine per l’ottimo lavoro svolto a favore del club. Poi, è chiaro, resta un po’ di amarezza per com’è finita e per come si sta sviluppando la vicenda con Varese”.
Tre capitoli comunque chiusi: ora sul ponte di comando ci sono Moretti e Arrigoni…
“Prima di tutto sottolineo che si tratta di due persone eccellenti e squisite sul piano umano, poi, nemmeno il caso di sottolinearlo, di due grandissimi professionisti-A proposito dei quali vorrei anche ricordare che tutti, ma proprio tutti, tifosi, addetti ai lavori e semplici appassionati, al momento in cui sono stati ingaggiati hanno esclamato: ‘Caspita, che accoppiata di lusso ha messo insieme Varese’, salvo poi rimangiarsi il giudizio e contestarli apertamente dopo una brutta partita, Caserta, e un  avvio di stagione non in linea con le aspettative. A tutti i veri tifosi raccomanderei vivamente e caldamente di avere un po’ di pazienza perché non è possibile mandare al macero un progetto dopo una sola giornata storta”.
In questi dieci mesi quante volte hai soppresso la tentazione di sibilare “Ma chi me l’ha fatto fare”?
“Vuoi una risposta “sincera, sincera”? E’ un pensiero che non mi ha mai sfiorato. La cose da fare sono davvero tante e la concentrazione richiesta per svolgere tutto al meglio, toglie energie, e tempo, in una misura che avrei mai immaginato. E, se mi consenti, una parte importante di queste energie se ne va per allontanare la pesante cappa di pessimismo cosmico che aleggia su tutto ciò che ci riguarda. Sento, sentiamo, un’atmosfera troppo negativa e un immotivato, costante gioco al massacro del quale, personalmente, non capisco né motivazioni, né contorni né, se esiste, l’obiettivo finale. Un tiro al piccione ingiusto due volte”.
E il Consorzio, in questi casi, come interviene?

“Nell’unica maniera che sentiamo che appartiene davvero al nostro muoversi quotidiano: sostenendo la squadra senza se e senza ma. Qualche sera fa Max Ferraiuolo ci ringraziava per i gesti d’affetto, di partecipazione e di solidarietà spicciola che tanti consorziati offrono a ragazzi e staff tecnico. Comportamenti semplici: un sorriso, una pacca di incoraggiamento, due parole dette nel modo giusto aiutano e agiscono sempre da “benzina” positiva per ragazzi che, pur professionisti, hanno spesso il bisogno di sentire che c’è qualcosa vicino a loro. Hanno necessità di sapere che intorno hanno una città e una provincia esigenti che, è vero, chiedono tanto, ma è altrettanto sicuro, in termini di entusiasmo e attaccamento, sono in grado di restituire dieci, cento volte di più. Per questo motivo Consorzio, Club, Squadra, vogliono aprirsi ancora di più verso l’esterno ed esportare le tante iniziative che abbiamo in cantiere e che, a breve, faremo partire perché la Pallacanestro Varese è davvero un patrimonio di tutti”.

Massimo Turconi