Ero davvero in difficoltà. Dopo la sconfitta di Bari non sapevo che altro avrei potuto scrivere di originale in questa nostra rubrica (a proposito, grazie per i numerosi messaggi e apprezzamenti per  “Ci ricorderemo di voi”, l’ultimo articolo pubblicato). È una stagione complicata, travagliata, che rischia di essere l’ultima del Varese in serie B. In questi mesi abbiamo commentato l’equilibrio fragile ma concreto che la squadra biancorossa aveva raggiunto, trovando gol pesanti con Neto e Lupoli e una buona tenuta casalinga. Abbiamo purtroppo anche registrato il depotenziamento della rosa nel calcio mercato di gennaio, più di rottura che di riparazione. Abbiamo assistito a un’alternanza di direttori sportivi bettinelli cassaràdettata da scelte emotive e per niente strategiche, abbiamo dato l’addio e il ben tornato a Bettinelli nel giro di una settimana. Da queste colonne abbiamo tentato di tenere una condotta critica ma costruttiva per il bene del Varese. Abbiamo anche cercato di motivare i calciatori mettendoli di fronte alle proprie responsabilità di uomini più che di atleti. E qui vorrei insistere un minuto riportando la frase di un amico che fa l’allenatore da un po’ di anni: «Quando l’avversario è più forte di te, devi correre tre volte più di lui. Solo così puoi sperare di batterlo». Magari ricordare questo insegnamento nelle ultime partite di campionato può essere utile. A cominciare dal posticipo con il Frosinone. I prossimi avversari del Varese sembrano pensare più alla successiva partita con il Latina che alla gara del “Franco Ossola”. E forse è meglio così. Intanto il pareggio strappato con l’Entella ha avuto strascichi anche pesanti. Non solo per le conseguenti squalifiche di Soddimo, Crivello e Blanchard, ma per quel biglietto trovato sulla panchina dell’Entella dove c’era scritto “Segniamo su rigore”. Una semplice annotazione di gara per i liguri, un complotto contro le ambizioni di promozione secondo i ciociari.

Quella di lunedì con il Frosinone è la prima partita da presidente del Varese di Pierpaolo Cassarà. Personaggio che ha fatto discutere, sorridere, indisporre, divertire sin dal giorno in cui è stato presentato alla stampa. Le sue dichiarazioni a dir poco pittoresche hanno fatto il giro d’Italia, trasmesse da “Striscia la notizia”, da TV locali e nazionali, dal web. Tanto che le “cassarate” hanno portato ad accostare il patron biancorosso a quello della Samp Ferrero.  Cerchiamo allora di interpretare in termini sportivi e aziendali il suo pensiero, sperando di indovinare la chiave di lettura che illustri il motivo per cui l’ex avvocato abbia voluto occupare una poltrona tanto scomoda: «È un onore per me portare la carica di presidente. Il Varese calcio è uno dei valori della nostra città. Il mio vuole essere anche un richiamo all’avventura per altri imprenditori della nostra provincia, al loro coraggio. Voglio che si facciano sotto per tutelare l’immagine del Varese e della città. Ai giocatori chiedo la vittoria e di trasmettere entusiasmo ai tifosi che devono tornare a casa dallo stadio senza voce. La vittoria, per i calciatori è un dovere morale. Voglio la vittoria!».

Considerare l’attuale classifica del Varese come un incidente di percorso potrebbe rappresentare la chiave di volta… o di svolta per cambiare il destino della squadra. Ha visto una partita del Varese ed è rimasto impressionato da Neto Pereira. E come potergli dare torto? Non ha saputo pronunciare il suo nome, perché mai conosciuto primo di averlo visto all’opera, ma lo ha accostato a Platini, Pelè, Maradona per i suoi spunti in mezzo agli avversari.

In settimana istituzioni sportive e politiche hanno avuto incontri in cui si è parlato del futuro del Varese, ma nulla di concreto è emerso. E sono stati i soldi di Cassarà a evitare ulteriori punti di penalizzazione. A lui, come alla squadra, ricordiamo e dedichiamo la frase apparsa mercoledì sullo striscione piazzato su un cavalcavia all’ingresso di Varese: «Non molliamo mai!!! La B ci appartiene».

vito romaniello (2)Vito Romaniello,
direttore Agr