Non è vero che le cose arrivano sempre quando meno te le aspetti, certo anche l’inaspettato fa parte della vita, ma ci sono successi che si costruiscono nel tempo, con la pazienza e la perseveranza, con il sacrificio e la determinazione di chi riesce a rialzarsi nonostante le cadute. Per info chiedere alla Besnatese cosa significa perdere due finali playoff e riuscire a trovare la forza per continuare a credere in un sogno, tanto da realizzarlo. Non è certo stato semplice: al termine della scorsa annata si è optato per un cambio in panchina, e per dei rinforzi di personalità e spessore che potessero dare una grossa mano alla causa. Rinforzi arrivati anche nel mercato invernale a dimostrazione, ancora una volta, di quanto sia fondamentale avere l’attenzione e la cortezza di continuare a crescere e di non mollare un centimetro. Perché è stata questa la Besnatese quest’anno, la compagine che in qualsiasi occasione non ha mai mollato un centimetro, camminando a testa alta con gli occhi puntati solo ed esclusivamente sul proprio obiettivo, il titolo di campioni del girone A di prima categoria.
“Un’annata pazzesca, un’annata fortemente voluta, un’annata con dei numeri che parlano da soli e che spiegano tutto un campionato. Miglior difesa, vicecapocannoniere del girone, sempre in testa o quasi, direi che abbiamo dominato e meritato la vittoria”. A parlare è Paolo Pozzi, direttore sportivo della Besnatese ma anche primo tifoso della squadra della sua città. “Quello che ci preme è dare una possibilità ai besnatese di gioire ed essere parte integrante di una famiglia tutta biancoazzurra, e credo basti osservare la nostra tifoseria ogni domenica per rendersi conto che è realmente così. Qui c’è un gruppo fantastico: dai magazzinieri, agli addetti ai lavori, dallo staff a tutti coloro che si occupano del settore giovanile, ovviamente senza tralasciare un mister che vive per questi colori, ed un gruppo unitissimo come dimostrato nella serata del Premio Varesesport quando la squadra è venuta in massa a sostenere Cinotti”. Infine per concludere: “Permettetemi ancora un bravi ad i ragazzi per tutta la stagione e per quello che hanno dimostrato, ed un ringraziamento speciale a mio padre, che è il collante di tutto”.
Chi sfiora il cielo con un dito è, senza ombra di dubbio, Fabrizio Baratelli, mister al primo anno su questa panchina, ma besnatese doc e tifoso da sempre di quest’armata. “Non smetterò mai di ringraziare la famiglia Pozzi perché mi ha dato la possibilità di realizzare un sogno, ovvero essere il direttore d’orchestra di questo magnifico gruppo. Dal giorno in cui ho iniziato a ricoprire il ruolo di tecnico ho sempre desiderato allenare qui a Besnate, sarò ripetitivo ma ho veramente coronato un sogno”. Poteva forse fermarsi qui? Accontentarsi di una partecipazione tranquilla ad un campionato come tanti? Il sogno nel sogno è sfociato in quel titolo che a Besnate si attendeva da tempo, il sogno nel sogno è una Promozione raggiunta all’ultima giornata dopo trenta domeniche passate a rincorrere quel pallone, tutti insieme, per un unico obiettivo. Lottare per lo stesso scopo e raggiungerlo, niente di più bello. “Io l’ho sempre detto – aggiunge ancora Baratelli – che i campionati non si vincono a dicembre, non si vincono d’estate, i campionati si vincono a marzo, quando si raggiunge il punto di massima maturazione e forma. La Besnatese da marzo in poi ha sbagliato quasi nulla, ecco il segreto del nostro trionfo”. “Prima di tutto gli amici”: questa la maglietta sventolata al termine della gara col Gorla dal mister, con tanto d’inchino sotto la curva, sotto la sua curva, sotto il dodicesimo uomo in campo, come spesso l’ha definita lo stesso allenatore. “L’aver realizzato il sogno di un intero paese è ciò che m’inorgoglisce di più: andiamo tutti in promozione, non solo io e i ragazzi, in promozione vola un’enorme famiglia fatta di uomini veri”.
Una fascia al braccio da tre anni a questa parte, l’ennesimo campionato passato a smistare palloni e a sacrificarsi per i propri compagni, un ruolo che a volte gli impone anche di “fare la voce grossa”: questo è Riccardo Colella, il perno del centrocampo biancoazzurro, e dello spogliatoio: “Sappiamo tutti come è andata negli ultimi anni, finalmente è arrivato il nostro momento. Vincere questo titolo, dopo una stagione così equilibrata, è stata un’emozione bellissima, di cui mi sono effettivamente reso conto solo al triplice fischio dell’ultima gara. Guardare fuori e vedere una cornice stupenda, vedere la propria fidanzata e la propria famiglia gioire con me, semplicemente meraviglioso”. “L’immagina più rappresentativa però – sottolinea il capitano – sono state la lacrime della famiglia Pozzi: ecco quello credo sia l’emblema del nostro successo”.
Dulcis in fundo, ma primo in tantissime graduatorie come quella del premio Varese Sport ricevuto nella serata del 4 maggio alle Ville Ponti, Mattia Cinotti. Il vero trascinatore dell’armata besnatese, autore di 19 gol (senza nemmeno un calcio di rigore ndr), e di una serie infinita di prestazioni da vero leader. Amatissimo da tutti, l’esempio più lampante di questo legame è certamente quella standing ovation riservatagli all’uscita dal campo il 26 aprile, con la colonna sonora che a Besnate è moda “Cinotti gol”. “Un’annata fantastica per tutti, per me, per i miei compagni, per la dirigenza, davvero per tutti: non potevamo chiedere di meglio. Io poi ho avuto anche la ciliegina sulla torta con il premio Varese Sport, che mi lusinga sia per la nomina dei mister sia per il consenso di tutti i vostri lettori”. Una dedica: “Come sempre a chi mi segue da vicinissimo e cioè la mia ragazza e la mia famiglia, poi ai tifosi, alla società, e a tutti quelli che amano questi colori”.
E sono in tanti ad amare il bianco e l’azzurro, sono in tantissimi che continueranno a sventolare in alto queste bandiere, ora più che mai visto che a settembre si ripartirà un gradino più in su.
Mariella Lamonica