Si prosegue a piccoli passi. Da un lato le istituzioni, dall’altro Imborgia e D’Aniello, rispettivamente vicepresidente e direttore generale ai quali Laurenza ha lasciato in mano il Varese in seguito alle sue dimissioni. Quale soluzione per la società che ha oltre 9 milioni di debiti? Al momento si esclude quella del fallimento perché l’addio di Laurenza ha smosso l’ambiente e c’è chi si è fatto avanti. Tre imprenditori del territorio, in contatto con il sindaco Fontana, sembrano pronti a raccogliere l’eredità dell’oramai ex numero uno. Ieri il primo cittadino si è esposto pubblicamente e stamattina ha incontrato Imborgia, D’Aniello e Papini.
“E’ stato un incontro conoscitivo perché il sindaco e Imborgia non si conoscevano personalmente – dice il dg -. Noi abbiamo illustrato il nostro progetto e l’idea è di affiancare gli imprenditori locali all’investitore svizzero (ha già speso circa un milione di euro nel Varese ndr) che è rappresentato dal nostro vicepresidente. C’è positività. Abbiamo spiegato qual è la nostra situazione e siamo pronti ad illustrare i dettagli agli interessati. Tempistiche? Direi che nei prossimi giorni ci vedremo direttamente e affronteremo la questione dei costi. C’è poi chi invece ci ha contattato parlandoci direttamente, senza filtri, di un suo interesse. Siamo contenti perché c’è stata la dimostrazione di interesse. Questo ci fa ben sperare nel futuro”.
“Le dimissioni di Laurenza hanno smosso l’ambiente – conferma Imborgia -. Abbiamo in mente il da farsi e abbiamo la fotogragia di quello che è lo stato attuale e di quello che dovrà essere il futuro è chiara. Ci saranno tre fasi: scandagliare la situazione, modificare ciò che non va e trovare una soluzione definitica. Una squadra di calcio è come un’azienda, ma non devono solo quadrare i bilanci. Una società di calcio deve anche rendere conto alla sua storia, al territorio e ai tifosi. Non vogliamo chiacchiere, ma progetti chiari”.
Elisa Cascioli