C’era una volta un gruppo di amici che ogni domenica si ritrovava a rincorrere un pallone su un meraviglioso manto verde, circondato da gente che sapeva gioire di un gol o applaudire comunque, anche quando il gol non arrivava, c’era una volta un gruppo di ragazzi che la domenica indossava una maglia grigiorossa con entusiasmo, ma senza sentirsi soffocare troppo, c’era una volta…il verbo al tempo al passato è d’obbligo, ma solo perché quel gruppo di amici, che c’è ancora, è diventato Squadra, una Squadra con la S maiuscola, una Squadra di quelle che fa scalpore e che sa mettere gli avversari di turno sugli attenti, perché quel match contro “quei ragazzi con la maglia grigiorossa” è diventato, nel tempo, il match contro Gorla Maggiore, una delle compagini più temibili della prima categoriaBesnatese-Gorla
Un crescendo continuo, un exploit che dura ormai da due stagioni e che non può essere casuale, ma fortemente voluto, cercato, frutto di un lavoro costante e di una mentalità vincente cresciuta di pari passo con la consapevolezza, altro elemento imprescindibile per il famoso “salto di qualità”. Ed è così che Gorla Maggiore ormai si presenta agli occhi di tutti, come un’armata forte, solida, che sa quello che vuole e che spesso riesce ad andarselo a prendere. Lo scorso anno fu certamente la squadra rivelazione, che si presentò a sorpresa ad un playoff contro il Busto 81 e dal quale ne uscì a testa alta ma con un pareggio che non bastò per la finale, quest’anno il playoff è risultato ancora più amaro perché un nuovo pareggio, ottenuto anche un po’ rocambolescamente con Leggiuno, ha infranto i sogni dei gorlesi.
Il rammarico è per quei punti persi per strada contro squadre ampiamente alla nostra portata, non certo per un playoff in cui abbiamo dato tutto e in cui la fortuna non ci ha sorriso – commenta Alberto Bernasconi, dirigente nonché figlio del Presidente Antonio – spiace soprattutto per i ragazzi, a cui non possiamo recriminare nulla. Noi siamo soddisfatti, l’annata è stata ancora una volta positiva, e la crescita di questo gruppo è sotto gli occhi di tutti”. Poi continua: “Qui la differenza la fa il gruppo, ed i giocatori rendono al massimo proprio perché inseriti in un contesto splendido, e siamo orgogliosi di questo. Continueremo su questa strada, abbiamo giovani che hanno fatto benissimo con la juniores e che proveremo ad inserire in prima squadra e giovani che sono maturati tantissimo, non vogliamo certo cambiare direzione. Infine vorrei sottolineare anche il seguito che abbiamo, Gorla ci segue tanto e ci apprezza, e questo ci fa immensamente piacere”.
ColomboSereno anche mister Colombo, che però non evita di mettere l’accento su un paio di situazioni “scomode”: “A Gorla c’è il vantaggio/svantaggio di avere una dirigenza che non pretende nulla in termini di risultato, quindi raggiungere gli obiettivi non può essere così difficile, noi puntiamo a fare del nostro meglio con i nostri mezzi, ed alla fine è gratificante perché i complimenti devi farli soprattutto a te stesso”. “Il crocevia è stato Amici dello Sport – Morazzone – continua il tecnico – credo onestamente che in quelle due partite non meritassimo di perdere ed invece sono arrivate due sconfitte che ci hanno tarpato un po’ le ali. Da lì è venuta meno la brillantezza, abbiamo sofferto in più di un’occasione, ho ritrovato la mia squadra solo nel playoff, dove però non è andata come speravamo e come avremmo meritato, perché partivamo già con l’handicap di avere un solo risultato utile e poi “ci hanno bucato una ruota subito”, con quel gol in fuorigioco, e recuperare era davvero difficile, però è andata così”. Come si prospetta la stagione futura? “Se analizziamo tutto non possiamo non considerare il fatto che ci siano stati pareggi, che ancora bruciano, ottenuti però con una formazione imbottita di juniores, ragazzi in gamba, ma per puntare più in alto servirebbe un po’ di esperienza e qualità in più. Io mi prendo i meriti per aver costruito un gruppo valido, per l’ambiente bello in cui si può lavorare qui, ma credo che un allenatore condizioni la squadra in 2/3 punti, la differenza poi la fanno i giocatori”. Leggiuno-Gorla
Ha chiuso la sesta stagione con questa maglia, ma ha tutte le intenzioni di giocarne ancora tante qui, e quest’anno ha conquistato ufficialmente la fascia da capitano: Antonio Ippolito è il vero jolly del Gorla Maggiore, un po’ per la simpatia contagiosa, un po’ per il ruolo di tuttofare che spesso ricopre in campo, dimostrandosi il vero punto di riferimento per il mister e per i suoi compagni. “Qui c’è il clima perfetto per giocare e divertirsi perché non ci sono mai grosse pressioni, ed è questa la filosofia a Gorla, giocare e fare il meglio possibile. Abbiamo iniziato a fare qualche discorso a metà anno, quando abbiamo girato in testa, anche perché ci siamo resi conto che il livello era standard e che non c’era l’ammazzacampionato, e noi eravamo lì a giocarcela con le big”. “Purtroppo – prosegue il capitano – proprio a gennaio abbiamo perso tre giocatori importanti come Porta, Fogo e Salmaso che non sono stati degnamente rimpiazzati e penso sia stata questa la chiave di volta. Se vuoi girare in testa anche alla fine devi dare un segnale, un po’ come ha fatto la Besnatese ed invece ci siamo ritrovati a stringere i denti e talvolta in debito d’ossigeno. Sono poi arrivate alcune sconfitte immeritate, come quella con il Cas e con Morazzone, ed alcuni pareggi di troppo, la benzina c’era, il morale molto meno, abbiamo fatto fatica a ricarburare”. Nonostante tutto non trova alibi Ippolito, qualcosa è mancato, seppur la rosa corta e un po’ di sfortuna abbiano influenzato l’annata, soprattutto in quel playoff dove si sono sempre trovati a rincorrere. “Il lunedì dopo quella gara è stato nero per tutti, oggi la voglia di rivalsa è altissima, dobbiamo ripartire da questo, dobbiamo rimanere uniti ed imporci quest’obiettivo prima dentro di noi per poi andare a conquistarlo”, poi chiude con una nota personale: “Quest’anno avrei voluto fare qualche gol in più, però tante volte mi sono sacrificato per la squadra, ho ricoperto più ruoli e ho peccato di lucidità negli ultimi sedici metri. Sono diventato ufficialmente capitano, e sicuramente sono maturato e mi sono tranquillizzato un po’, essere capitano vuol dire avere una responsabilità in più ed essere un esempio, so che è così e questo è il mio credo, cioè cercare di essere il miglior esempio possibile sotto ogni punto di vista agli occhi dei miei compagni e di chi crede in noi”.
La favola Gorla Maggiore continua, per il “…e vissero felici e contenti”, c’è ancora tempo.

Mariella Lamonica