A distanza di quasi due anni e mezzo la Corte d’Appello di Milano ha rigettato la patente di intolleranza che il frettoloso tribunale mediatico prima e la sentenza di primo grado poi avevano affibiato ai sei presunti autori dei cori a sfondo razziale che avevano portato alla sospensione dell’amichevole con il Milan del 3 gennaio 2013. Insomma, il cosiddetto “caso Boateng”. Le condanne graduate da 40 giorni a 2 mesi di reclusione sono state così cancellate restituendo alla mezza dozzina di supporters tigrotti il loro status originario. Rimangono i lazzi in direzione Melissa Satta, probabile autentica ragione dell’ira funesta del Boa. Per quelli, però, nessuno ha avuto l’ardire di periziarne la veridicità.

Giovanni Castiglioni