Seguo il Varese da 40 anni, dall’ottobre del 1974 quando ho assistito alla mia prima partita al Franco Ossola con il Varese in serie A: 0-0 con il Cesena. Da allora ho perso solo tre partite dei biancorossi giocate tra le mura amiche. Ho seguito il Varese come giornalista per oltre 25 anni, ho vissuto in prima persona la serie B di Fascetti, la C1 e la C2 fino al fallimento Turri passando per l’autoretrocessione targata Milanese-Orrigoni. Ho seguito la recente scalata del Varese dall’Eccellenza fino alla serie B e, da cinque anni, mi hanno regalato il sogno di vivere questa avventura “da dentro” la società. In tutto questo manca una parola fondamentale: tifoso. Da tutti questi anni e in tutti questi ruoli ho sempre seguito il Varese soprattutto perché ne sono tifoso. Quello che vi scrive non è l’addetto stampa del Varese, non è il direttore di Varese Sport, è il tifoso Michele Marocco che ha la fortuna di poter esternare qui il suo pensiero.

“Falliamo e ripartiamo dalla Serie D”. Lo sento dire sempre più spesso, da tutti gli angoli di Varese e ogni volta mi sorge spontanea una domanda: “Ma stiamo scherzando?”. Ripartire dalla D? E allora perché non direttamente dall’Eccellenza? Dopo tutto ci vuole poco a ritornare nel calcio che conta. Il Varese ci ha impiegato giusto 25 anni. Però a pensarci bene, in verità, quest’anno la Bustese (guidata in Panchina dall’ex biancorosso Marco Cavicchia) e l’anno precedente l’OltrepoVoghera hanno ammazzato senza difficoltà il campionato di Eccellenza contando su un’ottima squadra. Dunque cosa ci vuole? Bastano un buon allenatore, magari ex perché a Varese si vive solo di passato, giocatori di categoria superiore ed il gioco è fatto. Andatelo a dire ad una società storica come il Legnano, ripartita addirittura dalla Prima Categoria nel 2011 e all’inseguimento della D da due stagioni.

Facciamo tabula rasa, facciamo sparire i “Venduti”, ritroviamo “la purezza”, annulliamo i 10 milioni di debiti. Tutte cose giuste, per carità, ma andatele a dire ai creditori, andatelo a dire ai dipendenti del Varese che perderebbero il posto di lavoro e soprattutto andatelo a dire alla maggior parte dei tifosi dell’Ossola che, dopo 5 anni di palato fine, faticano a venire allo stadio per una partita di serie B. Tralasciando, volutamente, i calciatori che hanno ancora un contratto con il Varese e che di punto in bianco si ritroverebbero anche loro disoccupati e che invece magari nella Città Giardino ci resterebbero volentieri per dimostrare di non essere “venduti”. Loro, si dice, in un attimo si possono comunque sistemare, ma non è poi così vero e chi conosce l’ambiente lo sa.

In questa situazione tragica e drammatica in cui ognuno di noi dice cosa andrebbe fatto convinto di avere la verità in tasca, un’unica cosa mi conforta, anzi una persona. Passati i Rosati, i Montemurro, i Laurenza e gli Imborgia, chi è rimasto è il solo ed unico Giuseppe D’Aniello, un direttore generale alla sua prima esperienza in questo complicato ruolo che si sta occupando di tutto, che sta cercando di salvare capra e cavoli e che ho sentito con le mie orecchie pronunciare queste parole a chi gli diceva “Lascia perdere, meglio la Serie D”: “Se c’è la possibilità, la Lega Pro tutta la vita – è stata la sua risposta -. Perché non devo provarci? Fin quando ci sarà un minimo di speranza secondo me si deve fare di tutto per non tornare all’inferno”.

“Nessuno prenderebbe una società in Lega Pro con 10 milioni di euro di debiti”, possiamo essere tutti d’accordo su questo, ma siamo sicuri che ci sia qualcuno disposto a far rinascere il Varese dalla D o dall’Eccellenza? Se si chi? Milanese, Orrigoni? Scordatevi i Sogliano, i Sannino e compagnia bella. I miracoli non succedono e se succedono non si ripetono.
Siete così sicuri che ci sia all’orizzone un imprenditore locale, o non, disposto a sborsare tra i quattrocento/cinquecento mila euro per una stagione in D? Se esiste già un piano di questo tipo allora le chiacchiere non servono più. Si proceda sicuri su questa strada. Ma se così non è, meglio guardare ad un piano che ci permetta di giocare in Lega Pro come un purgatorio dal quale è comunque difficilissimo uscire. E’ chiaro che la gestione Laurenza avrà fine al termine della stagione e se ci fosse una minima possibilità, esattamente come dice D’Aniello, io farei di tutto per disputare un campionato in Lega Pro che sarebbe un lusso vista la situazione. Magari sarebbe un altro anno pieno di sofferenza, magari tra 12 mesi esatti si rischierebbe di nuovo di fallire. Vero, verissimo, ma sempre meglio poi che prima e soprattutto sempre meglio provarci senza arrendersi prima che si sappia il finale.

I tifosi, soprattutto la frangia più estrema, si sentono traditi come un innamorato che scopre la propria donna con un altro. Il tifoso ha ragione ad essere deluso, arrabbiato, ma ha anche il dovere di pensare che più in alto si è, meglio si sta e di apprezzare, rispettare ed aiutare chi vuol cercare di garantire il meglio a partire dall’iscrizione alla Lega Pro, con un piano di ristrutturazione del debito verso l’erario (che è circa il 70% del complessivo), mettendo sul piatto della bilancia, oltre al titolo della categoria, il progetto Centro Sportivo…  a tornare indietro c’è sempre tempo.

Michele Marocco