Nell’importante cornice dell’aula Magna dell’Università dell’Insubria di Varese, ieri sera si è svolto l’incontro organizzato dall’Aiac varesina che ha avuto quale ospite il direttore sportivo della Juventus, il varesino Giuseppe Marotta.

Marotta ha iniziato il suo intervento partendo da brevi cenni biografici, durante i quali ha ricordato la sua infanzia e fanciullezza vissuta vicino allo stadio “Franco Ossola” e la sua frequentazione quotidiana con l’ambiente calcistico varesino. Marotta ha anche ripercorso la sua carriera,  – Viggiù, Varese, Como, Monza, Venezia, Atalanta, Sampdoria e infine l’esperienza attuale alla Juventus – mettendo in evidenza il suo profondo desiderio di diventare un dirigente all’interno del mondo del calcio e spronando i presenti a perseguire i propri sogni e ambizioni.

Il direttore sportivo della Juventus, stimolato dalle domande dei presenti, si è  soffermato su alcuni tratti caratterizzanti l’odierna realtà del calcio italiano, analizzandone la portata sociale ed economica, e affrontando alcuni degli aspetti organizzativi e gestionali di una società professionistica moderna. Società professionistiche dall’assetto sempre più aziendale, nelle quali insieme alla figura del direttore sportivo nel corso tempo, all’interno dell’organigramma societario, si sono aggiunte figure e professionalità estranee alla disciplina calcistica in senso stretto.

Il direttore sportivo della Juventus nel corso del suo intervento ha toccato importanti aspetti legati alla sua professione, quali la capacità di decidere in base alle proprie idee e ragionamenti senza farsi condizionare da persone e fattori esterni. Marotta, a tal proposito, ha richiamato la scelta di Massimiliano Allegri presa nonostante la piazza fosse fortemente avversa.

Nel prosieguo della serata, Marotta si è poi soffermato anche sulla figura dell’allenatore e il tema sempre più dibattuto del settore giovanile. In merito all’allenatore di settore giovanile, Marotta ha precisato come nella Juventus, per sua precisa volontà, la figura dell’allenatore di settore giovanile è considerato un professionista e come tale remunerato adeguatamente. Modello, quello adottato dal club bianconero che, purtroppo, ha precisato il direttore sportivo juventino, non è molto diffuso tra le società di serie A. Nell’approfondire dinamiche e situazioni problematiche legate al settore giovanile Marotta ha anche spiegato come la Juventus cerchi di conciliare nella gestione del settore giovanile le finalità sportive con i doveri educativi e formativi nei confronti dei ragazzi. Il ds juventino ha evidenziato la delicata questione della gestione dell’insuccesso sportivo di un ragazzo. A tal proposito, Marotta ha spiegato come la società bianconera ogni due mesi organizzi incontri con i propri esperti per sensibilizzare i genitori sugli aspetti comportamentali ed educativi più adeguati da adottare nei confronti dei loro figli. Inoltre, Marotta ha ricordato con orgoglio come proprio la scuola interna nel centro di Vinovo nasca proprio per gestire l’insuccesso sportivo e preparare i ragazzi alla vita a prescindere dagli esiti calcistici.

Marotta ha, infine, tracciato il profilo dell’allenatore moderno a livello professionistico, sempre più prossimo a quello di un manager chiamato a gestire risorse umane, nel quale elevate capacità psicologiche si devono abbinare a indiscusse competenze tecniche. Tutti elementi necessari per gestire il rapporto con i calciatori e lo staff. Ai presenti Marotta ha ricordato come in tal senso la formazione sia fondamentale e che, in un ambiente poco propenso ad aggiornarsi, e da questo punto di vista poco competitivo, dedicarsi alla formazione del proprio bagaglio di conoscenze e sviluppo di competenze faccia la differenza.  Sulla carente formazione degli allenatori, il direttore sportivo juventino non ha mancato di bacchettare la Federcalcio.

La serata, che ha visto una buona partecipazione di pubblico, si è conclusa tra gli applausi dei convenuti e la consegna di una targa da parte del presidente dell’Aiac varesina, Cortazzi, all’illustre ospite.

 Marco Gasparotto