È stato accolto con un applauso del pubblico (circa 150 persone) presente il nuovo corso in casa Pallacanestro Varese. Accompagnati da Stefano Coppa, infatti, hanno fatto il loro ingresso sul parquet del PalaWhirlpool Paolo Moretti e Bruno Arrigoni, rispettivamente nuovo allenatore e nuovo GM della Openjobmetis. Il duo che punta a fare le fortune della società biancorossa.

Moretti, Salvestrin, Arrigoni e Coppa«Sono passati quaranta giorni molto laboriosi da quando è finito il campionato -esordisce Stefano Coppa-. Abbiamo provato a costruire una squadra che fosse in grado di trasmettere quegli ideali che il Consiglio aveva espresso. Con Moretti e Arrigoni penso che siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo. Le capacità di Bruno le conosciamo tutte; era difficile, del resto, trovare più esperienza di Cecco Vescovi da affiancare ad un allenatore giovane come Paolo che a Pistoia ha sempre fatto bene andando bel oltre le aspettative di inizio stagione. La voglia che avevamo di averli qui era tanta quanto quella che loro avevano di venire qua. Ringrazio Attilio Caja per quanto fatto per noi, ma abbiamo ritenuto che fosse finito un percorso e volevamo cominciarne uno nuovo con due volti, due persone, che fossero molto vicino nel modo di pensare la pallacanestro. Sono convinto che riusciremo a toglierci le nostre soddisfazioni. Pozzecco? La nostra priorità era quella di creare la parte tecnica; ora che il cerchio si è chiuso, discuterò con Gianmarco per capire il suo ruolo. Credo sicuramente che farà parte del club».
Dopo le rassicurazioni sul fronte sponsor, la maggior parte dei quali confermerà il proprio impegno anche per il prossimo anno, il presidente Coppa ha chiarito il futuro programma biancorosso: «Il nostro intento è quello di creare la squadra seguendo la formula del 5+5, ma non dovremo farne una malattia. Di certo, le persone scelte, sono abituate a lavorare con tanti italiani».

«Trovarne uno più vecchio di era difficile –esordisce ironicamente Arrigoni-. Nonostante l’età, però, non è stato facile per me stare stare a casa dopo la conclusione del rapporto con Bologna. Così, quando è arrivata la chiamata di Varese, è stato un momento importante. Amo questa città; le mie radici nella Città Giardino sono forti: ho amici, mi piacciono le persone, i negozi, il verde. È un posto che ti apre letteralmente il cuore. Proprio per questo motivo vorrei anche fare bene dal punto di vista professionale; ci tengo moltissimo. Non sono solito guardare indietro; nonostante mi rimangano pochi anni lavorativi, preferisco pensare di ripetere ciò che di buono ho fatto fino ad ora. Il 5+5? Avere tanti stranieri è complicato; l’italiano rimane più legato. Più è forte il nucleo azzurro, più sarà facile trasmettere il senso di appartenenza. Ovviamente ci devono essere le condizioni tecniche ed economiche. Se ci saranno bene, altrimenti non avremo problemi ad adeguarci».

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MG