Era stato ampiamente dichiarato fin dall’inizio di questo percorso “entreremo nelle scuole” e, come si suol dire, “ogni promessa è debito”: la Volley Tim Cup, dopo aver saldato il conto con la parte pratica (finale di Rimini), procede il proprio viaggio mettendo da parte la palla a spicchi e tuffandosi direttamente fra gli istituti scolastici.
diouf pisani cyberbullismoIl prescelto nella provincia di Varese è il liceo artistico “Paolo Candiani” di Busto Arsizio, dove questa mattina ci si è dati appuntamento in aula magna con le dieci classi prime che lo frequentano, professori, dirigente scolastico e soprattutto con Giulia Pisani e Valentina Diouf, le rappresentanti della Uyba.
L’incarico di tenere l’incontro, sviluppatosi grazie alla fitta collaborazione tra La Fabbrica, Tim, Lega Volley Serie A, Unendo Yamamay, Csi Varese e lo stesso istituto, è stato affidato allo psichiatra – criminologo Massimo Picozzi, già presente nelle scuole della altre province coinvolte.
Dopo il classico benvenuto del dirigente scolastico Andrea Monteduro, si è giunti, tramite una serie di video e diapositive, al nocciolo della questione: che cos’è il Cyberbullismo?
“Si tratta di una forma di aggressione, di umiliazione, che avviene tramite i canali comunicativi e tra parti entrambe minorenni – afferma Picozzi – non è un’azione sempre volontaria, ma non per questo dobbiamo sottovalutare ciò che ci appare, il cyberbullismo si manifesta già nei primi minuti di approccio comunicativo”.
volley tim cup cyberbullismoUno degli esempi più toccanti che il dottore mostra ai ragazzi è il caso di Amanda Todd, la canadese 15enne che a fine 2012 arrivò a togliersi la vita in seguito a tre anni di aggressione avvenute proprio con il Cyberbullismo. La studentessa, prima di togliersi la vita, caricò su youtube un video in cui tramite una serie di flashcard, raccontò tutta la sua vicenda, nata da una foto del suo seno nudo, e fatta, poi, di umiliazioni, depressione, trasferimenti, overdose di farmaci, ecc, dichiaranodo, prima di spegnere la telecamera, quanto si sentisse sola.
“Il video di Amanda ha fatto registrare quasi 10 milioni di visualizzazioni ed in tutto il mondo si arrivò a parlare di lei – prosegue lo psichiatra – la vostra vita si trova totalmente in rete: siate vigili”, raccomanda Picozzi prima di passare la parola a Giulia e Valentina.
Il centrale biancorosso microfono in mano, conferma quanto possa essere pericolo abusare del web, e riporta un piccolissimo esempio per far capire quanto basti un nulla per ingigantire e travisare anche poche parole: “Due anni fa quando abbiamo perso la finale scudetto, affidai a Facebook tutta la mia amarezza, ed il giorno dopo i giornali pubblicarono che avrei lasciato Busto. Lo so nulla a che vedere con queste brutte storie, ma riporto questo piccolo aneddoto per farvi capire che basta davvero un niente per trasformare un messaggio in tutt’altro”. Poi tocca all’opposto dire la sua: “Siamo stati tutti vittime di insulti o umiliazione, io non ho più facebook, ho una pelle colorita, e faccio un lavoro che mi mette sempre al centro dell’attenzione, capisco che non si possa piacere a tutti, è giusto così, ma quello che non tollero sono gli insulti sul personale, perché nessuno sa come è davvero fatta una persona e cosa c’è dietro uno sguardo che apparentemente possa sembrare sereno. A volte con una tastiera in mano ci si sente invincibili, ma non è così: bisogna usare il proprio tempo anche per stare da soli con se stessi, staccarsi da tutta questa tecnologia e riflettere”.
diouf pisani cyberbullismoDiscorso tecnologia – sport: ormai un connubio indissolubile. “Riprendere le partite, rivederle, studiare gli altri e studiarsi è giusto ma fino ad un certo punto, non bisogna esagerare. Vedo coach con Ipad che riguardano l’azione 30 secondi dopo che è successa, così si rischia di sminuire la bellezza dello sport” aggiunge l’opposto dell’ Yamamay. La farfalla numero diciassette chiude così: “Sto leggendo un libro che racconta di come, oggi, il talento non basti, di come siano fondamentali l’approccio, l’allenamento, e tutto ciò che si fa in campo, ma io continuo a sostenere che l’unica cosa che faccia davvero la differenza è la testa”.
Uno scambio di omaggi reciproco tra la Yamamay e l’istituto Candiani, con le atlete atte a regalare pallone e maglietta autografate, e con il dott. Picozzi e la sua ultima proiezione, non una proiezione qualunque. “…in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste…Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?…”. E’ il celebre discorso motivazionale del film “Ogni Maledetta Domenica”.
Quale chiusura più motivante per augurare l’in bocca al lupo a queste atlete e a tutti gli studenti.

Mariella Lamonica