23 agosto 2009. A Bagnone (ridente borgo della Lunigiana), un ignoto baciato dalla fortuna registrava la più alta vincita di sempre al SuperEnalotto: 147 milioni. Più o meno nelle stesse ore, a Busto Arsizio, Matteo Serafini firmava il suo primo contratto triennale con la Pro Patria. Chi volesse trovare una correlazione tra i due eventi, potrà ovviamente accomodarsi. Sta di fatto che, proprio oggi che il capitano compie 37 anni (a proposito, auguri!), quella data assume un valore simbolico nella recente storia tigrotta. Grattata via l’inevitabile retorica che la circostanza impone, rimangono le 194 presenze e le 72 reti in maglia biancoblu. Numeri personali a cui (conoscendolo un pochino), Nonno Teo tiene da morire ed ha una voglia matta di arrotondare: una extra motivazione nella volata salvezza.

E, sempre in tema di numeri, da quando la Pro Patria è passata al 4-3-3, Serafini è tornato al gol con invidiabile continuità (4 in 7 gare contro lo zero delle precedenti 10). Detto che a Meda il pari è arrivato quando il modulo era in realtà un lasco 4-2-3-1, resta l’evidente gradimento per un assetto che gli permette di non vedere la porta col binocolo come nelle settimane precedenti.
Compleanno (con squalifica) anche per Marco Taino (per lui sono 22, gli anni eh, non i turni di stop) che salterà la gara di sabato con la Cremonese (per i grigiorossi fermato Moroni). Per il match della Liberazione (ore 14.30, stadio “Speroni”) è stato designato Antonio Giua di Pisa (assistenti Piazza/Bassutti). Il fischietto toscano (di origini sarde) è un precoce 27enne al secondo anno con curriculum discretamente casalingo (12 vittorie interne su 16 in questa stagione) ed un solo precedente diretto: 1-2 con il Sudtirol all’ultima dello scorso campionato.

In attesa di una giornata (la 36^) probabilmente cruciale con Lumezzane-AlbinoLeffe e Pordenone-Novara a regalare un ulteriore jolly alla Pro Patria, lo stato dell’infermeria biancoblu richiede una doverosa nota a margine. Salvo Calzi (alle prese con una serie di malanni da Enciclopedia Medica), il numero degli infortuni tendinei ed infiammatori è sensibilmente sceso da circa un mese a questa parte. Guarda caso (come avevamo segnalato a metà marzo), da quando la truppa di Montanari ha abbandonato (anche per ragioni climatiche) la periodioca frequentazione del sintetico di Castellanza. Forse è solo una coincidenza. O forse no.

Intanto, una volta recuperato Baclet, che domenica nel post Renate ha dispensato un estratto del suo temperamento naif (“accetto le scelte del mister, se gioca Terrani va bene lo stesso”), resta il (non) caso D’Errico. Uno che, a differenza del francese, “non va bene lo stesso”. Sul piano tattico, il dado ormai è tratto e se la TCS (Terrani/Candido/Serafini) è in salute, per l’ex Barletta lo spazio si riduce a 20/30 minuti di qualità (e sacrificio) nella ripresa. Se accetta (eufemismo) questa realtà (e, a occhio e croce, la prospettiva non sembra entusiasmarlo), potrà diventare utile e (magari) anche decisivo. Altrimenti, saranno altre tristi panchine (o tristissime tribune). Converrà farsene una ragione. Il treno salvezza non aspetta nessuno.

             Giovanni Castiglioni