La più fedele istantanea dell’attuale ondivaga gestione tigrotta? Lo sviluppo del “caso” Cacchioli, portiere prima annunciato in assenza di firma, poi (semi) scaricato dopo le storie tese Nitti/Ragazzoni e poi ancora messo sotto contratto in ossequio al quieto vivere dei rapporti interni. Uno stop and go che fotografa meglio di ogni altra analisi il labirinto di specchi in cui si muovono i vertici biancoblu. Tra l’altro, vista (a posteriori) la prova convincente di La Gorga in valgobbia, era proprio necessario portarsi a casa un nuovo portiere chiudendo (in attesa di rescissioni) la strada all’acquisizione di un altro svincolato? Domanda retorica. Risposta a piacere.
Intanto, quella versione 2015/16 è già una Pro Patria da record visto che le cinque sconfitte in striscia rappresentano un poco invidiabile primato della quasi centenaria storia bustocca. Un pokerissimo di rovesci completato sabato da una gara in cui è emersa buona qualità di costruzione del gioco finchè ha retto il fiato (un tempo e spiccioli) e la solita fragilità del pacchetto arretrato enfatizzata dalla mancanza di un vero incontrista davanti alla difesa. Lacune che (forse) avrebbero comunque garantito un pari se non si fosse messo di traverso Salvatore Guarino da Caltanissetta, praticante avvocato per professione e direttore di gara per (altrui) diletto. Un rigore contro immaginato, due a favore omessi, una gestione da farmacista dei cartellini gialli che ha evidentemente zavorrato alcune prestazioni (su tutte quella, nella ripresa, del Giuanin Zaro). Gli alibi sono una gran brutta bestia. Ma, almeno questa volta, quello arbitrale non fa una grinza.
Nel frattempo, domani pomeriggio sarà ancora Angelo Mastropasqua a dirigere il primo allenamento pre Cittadella. Una necessità, più che una scelta, quella del tecnico milanese. Come sottolineato tra le righe da Fulvio Collovati a margine dell’intemerata post partita: “Prima o poi parlerò anche di allenatori. Alzi il telefono e ascolti solo pretese. La Pro Patria deve essere vista come una grande opportunità”. Musica che però non pare giungere alle orecchie di chi (a torto o meno) preferisce il divano di casa alla prospettiva (magari ad ingaggio contenuto) di una rincorsa salvezza da Mission: Impossible. Roba che neanche Tom Cruise nello spin-off cinematografico. E lo “Speroni” in questi giorni, non assomiglia per niente ad Hollywood.

Giovanni Castiglioni