Riuscirà il Varese a completare l’iscrizione alla Lega Pro? Riuscirà Massimo Trainito a trovare le risorse necessarie nell’imminente? Riuscirà poi il club a sostenere i costi della prossima stagione? Nonostante il cambio di proprietà, il Varese si trova ancora nel bel mezzo del tunnel e la luce non si intravede. Il club sta andando incontro al fallimento? La “Città Giardino” rischia di rimanere un anno senza calcio?

Senza dubbio non è la prima volta che il calcio varesino si ritrova in difficoltà. L’ultimo fallimento ci fu 11 anni fa, era il 2004 e i Turri consegnarono i libri in tribunale. Dopodiché la famiglia Sogliano ripartì fondando una nuova società e partendo dall’Eccellenza. “Rispetto a dieci anni fa la situazione è enormemente diversa in positivo – sottolinea Vito Romaniello, direttore di Agr e da sempre al seguito del Varese di cui ha raccontato le gesta per tanti anni –. Se il Varese dovesse ripartire dalla Serie D lo farebbe arrivando da cinque anni di Serie B. Sarebbe una piazza appetibile per quelle società che volessero far fare esperienza ai propri giovani. In questo momento tanti altri club stanno ripartendo dai dilettanti senza vergogna e la Serie D è divenuta una signora categoria – aggiunnge -. Quello che ripartiva dieci anni fa invece era una Varese che veniva da tante delusioni e aveva poco appeal. Credo che ripartire dalla D con un progetto serio sia la cosa migliore, ma non dobbiamo dimenticarci che il Varese di dieci anni fa ripartì con gente di calcio, la famiglia Sogliano. Negli anni ho assistito e raccontato la nascita di diverse cordate. Nell’88’ scese in campo il sindaco Sabatini con altri imprenditori locali, ma quel progetto naufragò con l’autoretrocessione nei dilettanti del 1993. Questo deve fare da esempio: le rinascite non devono solo essere legate a sentimenti di appartenenza a città e territorio; ci deve anche essere la competenza”.

Sull’attuale dirigenza è questo il commento di Romaniello: “Mi dispiace per D’Aniello che si è impegnato tantissimo per salvare la situazione, ma non ha pesato bene le nuove persone. Oltre alle parole, servivano i fatti, ovvero i quattrini. Ora è rimasto solo Massimo Trainito a tenere accesa un flebile speranza, però così facendo la piazza si è solo illusa e innervosita. La manifestazione dei tifosi ha fatto capire che l’ORGOGLIO VARESINO esiste ancora. Sinceramente confido molto nel sindaco Attilio Fontana che ha preso a cuore il calcio in città. Ha il dovere di rispettare l’attuale società, ma credo che un gruppo pronto a far rinascere il Varese sia già pronto. Mi dispiacerebbe tantissimo perdere una persona come Marco Caccianiga che ha rifondato la Scuola Calcio e legato la città e il territorio alla squadra. Non resta che aspettare di vedere quali saranno le prossime mosse di Trainito che è in attesa di risposte”.

Elisa Cascioli