Dopo oltre otto anni si chiude l’inchiesta sull’ex patron del Varese 1910, Riccardo Sogliano, che nel giugno del 2007 salì alla ribalta della cronaca per una vasta operazione della guardia di Finanza su una serie di aziende controllate da Sogliano con sedi a Varese e in diverse città d’Italia. I reati contestati erano diversi: dall’evasione fiscale, si parlava di circa 270milioni di euro, a quella, molto più pesante di riciclaggio di denaro. Ora, l’accusa più grave, non viene più contestata e ‘Ricky’ dovrà rispondere di diversi reati fiscali. “Ho la coscienza apposto, non ho commesso nessun illecito – dichiarò all’epoca Sogliano -. La giustizia farà il suo corso e vedremo se ho ragione”.

Sogliano, nella scorsa estate, era tornato alla ribalta nella città giardino con il coinvolgimento da parte del sindaco Attilio Fontana durante la fase di ricostruzione del Varese Calcio. Non ci furono i presupposti per un suo coinvolgimento e lui se ne tornò in Toscana. La vicenda legata all’evasione fiscale non può non far venire in mente il filone dell’inchiesta legata a un altro ex patron del Varese:  Antonio Rosati che è in attesa di giudizio dopo la scarcerazione dello scorso aprile. Le due vicende sono, ovviamente, slegate e non hanno nessun punto in comune. Il legame può nascere dall’essere stati, in successione, i due proprietari del Varese 1910 e dall’avere concluso alcuni affari insieme. Infatti i reati contestati a Rosati arrivano, in parte, da una serie di cooperative che l’imprenditore milanese aveva acquisito proprio da Sogliano.

Ulisse Giacomino