Meno 13 alla deadline per le iscrizioni e il destino della Pro Patria è, ora più che mai, patrimonio degli oracoli. Novità? Nessuna. Al netto del paio di sondaggi che Vavassori avrebbe in atto con non meglio precisati interlocutori, il contatto telefonico intercorso una settimana fa con un imprenditore nostrano avrebbe dato l’esito di sempre. Il patron non cede a zero. Almeno non ai bustocchi. Quindi, salvo non acconsentire a sedersi al tavolo con l’IBAN nel taschino, meglio dotarsi di un Piano B (leggasi ripartenza con altra matricola) o gettare la spugna. Tra l’altro, la costituzione di una “nuova” Pro Patria presupporrebbe la stesura di nuove convenzioni per l’utilizzo delle strutture (“Speroni” compreso). Nulla di insormontabile, forse. Ma comunque da mettere nel conto.
Dunque tutto (sai che novità) nelle mani (e nella testa) di Vavassori che, come i congedanti, conta i giorni che lo separano dall’addio alle armi biancoblu. Sempre che non cambi idea. In fondo l’ha già fatto (e più di una volta). Escludendo per decoro l’ipotesi di una riedizione della pochade Filippi, il presidente con l’elastico durato giusto giusto 9 settimane e 1/2 (arco temporale sempre valido per fugaci relazioni), non resta che la via maestra della cessione vera. La mancata iscrizione disperderebbe infatti quanto resta del Settore Giovanile che (titolo sportivo a parte) è l’unico asset ancora attivo dopo lo scioglimento dei contratti per effetto della retrocessione tra i dilettanti (anche se, di fatto, erano già comunque tutti o quasi in scadenza il 30/06). E, a proposito di date, il 4 maggio 2014 (con concetto ribadito anche il successivo 31 luglio) lo stesso Vavassori aveva promesso “il doppio di quanto garantito in raccolta pubblicitaria dalla città di Busto Arsizio” (60.000 X 2= 120.000 euro, ndr) a titolo di avviamento a chi si fosse presentato con un progetto serio. E’ ancora valido quell’impegno sulla parola? Se lo fosse, i conti potrebbero trovare un punto di caduta. E se non lo fosse? Amen.
Anche perchè Reggio (e la Reggiana) attendono sempre che la separazione tigrotta consenta il matrimonio granata. Nella Città del Tricolore danno le nozze per scontate ma, visti i precedenti, conteremmo fino a cento prima di mandare in stampa le pubblicazioni. Ma questa è un’altra storia. Che ci interessa il giusto.

Giovanni Castiglioni