Presidente sì, ma con l’elastico. Presentato urbi et orbi il 30 gennaio come protagonista del New Deal tigrotto, Carlo Filippi, al momento, è ancora in camera di compensazione. Come dire che la presidenza della Pro Patria è come la castità per Sant’Agostino: “Dammela Signore, ma non subito”. Come già anticipato su queste colonne venerdì, la mancata cessione del pacchetto di quote di controllo dal patron Vavassori alla “nuova” proprietà (ritardo tecnico o ennesimo colpo di teatro?) ha quantomeno congelato la vicenda. Il recente incontro (peraltro di semplice cortesia) tra il professionista modenese e l’assessore alla partita Armiraglio lascerebbe intendere la volontà di muovere i primi passi. Così come, al contrario, l’assenza in tribuna sia a Novara che allo “Speroni” con l’Alto Adige, farebbe invece supporre una passione forte sì, ma fino a un certo punto. Tra l’altro, la scomparsa della massima carica societaria dalla sezione Team & Staff del sito ufficiale è una notizia in realtà inferiore a quella che ci fosse prima a cose non ancora fatte. E quindi chi parteciperà in rappresentanza del club biancoblu alla rovente assemblea di Lega (sul tavolo la sfiducia a Macalli per intenderci) in programma oggi a Firenze? Non l’amministratore unico Fiorenzo Riva, inibito il primo dicembre per sei mesi in relazione al ritardato deposito della fidejussione. Non il (non ancora) presidente Carlo Filippi per le ragioni di cui sopra. Ovviamente neanche il DS Tricarico il cui destino sembra segnato ormai da giorni (con tanto di possibile sostituto già designato) ma ancora in sella grazie alle more del passaggio di consegne. E allora chi? A naso, per risolvere l’enigma basta scorrere l’organigramma. Che mondo sarebbe senza la Pro Patria?
Giovanni Castiglioni