La forma non è quella prevista. La sostanza sì. Come anticipato il 3 giugno, Pietro Vavassori ha comunicato ufficialmente (anche se sarebbe meglio dire ufficiosamente) la propria ferma volontà di non iscrivere la Pro Patria al prossimo campionato di Serie D. Lo ha fatto non attraverso una nota sul sito societario ma all’interno di un’intervista rilasciata al quotidiano “La Provincia di Varese” (testata che ha spesso raccolto le determinazioni del patron). Modalità a parte, resta una certezza: entro fine mese, l’AD di ItalSempione rappresenterà solo una pagina del passato tigrotto. Qualche attento osservatore potrebbe obiettare che la stessa cosa si era già detta nelle due estati scorse. E’ vero, ma questa volta il dietrofront avrebbe del grottesco.
Entro pochi giorni (non più di una decina) dovremmo anche conoscere il destino per la stagione sportiva entrante visto che lo stesso Vavassori ha dichiarato di avere in atto, se non proprio delle trattative, quantomeno dei sondaggi. Quindi nessuna sorpresa se dal cilindro dell’imprenditore bergamasco dovesse spuntare il coniglio del passaggio di consegne.
Sul fronte domestico, l’attivismo di Palazzo Gilardoni garantirà una credibile alternativa bustocca? Domanda legittima. Per la risposta ci teniamo abbottonati. Anche perchè i tempi stringono e dietro le quinte incombe sempre lo spettro della vicenda calcio scommesse e di un ulteriore salasso dopo quello già afflittivo della retrocessione. Su questo argomento Vavassori ammette solo di aver avuto dei contatti con un professionista che avrebbe dovuto fare da intermediario con potenziali acquirenti (il governo ombra?). Insomma, nessun rapporto diretto e conseguente attività occulta di Ulizio & Co. destituita di qualsiasi investitura ufficiale della proprietà. Di fatto, Pro Patria vittima di magheggi altrui. Reggerà questa linea difensiva? Al Procuratore Palazzi prima e ai giudici del processo sportivo poi, l’ardua sentenza.

Giovanni Castiglioni