L’ultima (e unica) volta in cui le strade di Giovannino Stroppa e della Pro Patria si sono incrociate era il 5 gennaio 2003. Allo Stadio “Carillo Pesenti Pigna” di Alzano Lombardo la formazione biancoblu allenata da Carletto Muraro interrompe un digiuno di successi che durava da 50 giorni superando 2-1 i seriani di Gianpaolo Rossi. Per la Pro vanno a segno Ruopolo e Matteini mentre Stroppa (che di quell’Alzano destinato alla retrocessione è la stella conclamata), si distingue, secondo le cronache dell’epoca, per “abili giocate che ne fanno l’indiscusso migliore in campo”.
L’amarcord in questione lascerebbe il tempo trovato se non fosse che l’attuale tecnico del SudTirol (prossimo avversario dei tigrotti sabato alle 17.30 al “Druso” di Bolzano), deve parte del suo bagaglio di allenatore proprio agli ultimi anni da calciatore vissuti sui campi ruspanti della provincia italiana.
Esistono infatti due Stroppa. Quello maggiore, capace (tra altre imprese) di segnare una rete a Tokyo nella finale dell’Intercontinentale vinta 3-0 sull’Olimpia Asuncion dal Milan degli Immortali di Sacchi. E quello crepuscolare, chiamato a distillare calcio in un finale di carriera dalle fortune alterne e dai declinanti palcoscenici. Lo Stroppa allenatore è un’inevitabile miscela di queste due fasi. Quindi, da una parte autentici santoni della panchina come il sopra citato Sacchi, Capello, Zoff, Zeman, Scoglio e Zaccheroni. Dall’altra, Morgia, Rossi ed altri trainer dal curriculum decisamente meno medagliato.
Bassaiolo di Mulazzano (secondo l’etichetta affibiatagli all’esordio in Serie A da Gianni Brera), Stroppa vede la luce in una fredda mattina del gennaio del ’68 nella cascina di famiglia. Il padre, intento a governare le mucche, non trova il tempo di accompagnare la moglie in ospedale. Un particolare che dice tutto (o molto) delle rigide priorità che tracceranno la sua crescita. Un senso pratico trasferito anche in panchina dove il mantra è peraltro alquanto trasversale: “Vorrei essere l’allenatore che non ho mai avuto con un rapporto più diretto e confidenziale con i miei calciatori, pur tenendo conto dei rispettivi ruoli”, dichiarò tempo fa. L’attuale esperienza con il SudTirol è in realtà la seconda in riva all’Isarco dove Stroppa aveva già allenato nel 2011-2012, stagione terminata con un settimo posto e il divorzio consensuale (causa contratto in scadenza). Poi la sfortunata successione al maestro Zeman a Pescara e l’altrettanto opaca metà stagione allo Spezia. Quando il 19 aprile scorso il club bolzanino solleva dall’incarico Adolfo Sormani, il ritorno al “Druso” diventa così ineluttabile.
Come gioca il suo SudTirol? Beh, con i mentori avuti in carriera, facile pensare che il sistema adottato possa essere un 4-4-2 sacchiano o un 4-3-3 zemaniano. Non proprio, perché almeno fino a due settimane fa l’assetto prescelto era il 3-5-2. Alcune opzioni tattiche (come la rinuncia a Tagliani con il Lumezzane) e la squalifica di Mladen con la Cremonese, hanno poi consigliato il varo di un 4-3-3 riveduto e corretto. Difficile quindi abbozzare il possibile undici altoatesino che sabato affronterà la Pro Patria. Ipotizzando però un ritorno alla difesa dispari, azzardiamo l’appena rientrato Coser tra i pali; in difesa Tagliani, il prestito dal Chievo Bassoli e il romeno Mladen; a centrocampo il laterale Tait (che diventerebbe il quarto a destra in caso di retroguardia a 4), il veterano bolzanino Fink, l’altro senatore Furlan, l’ex giovanili del Milan Bertoni e Michael Cia (che può fare anche il terzo davanti); in attacco già giostrate cinque diverse coppie con l’ex Ancona Tulli (quasi) certo e il bulgaro Kirilov che dovrebbe essere preferito a Maritato e al miglior marcatore stagionale Gliozzi. Ma siamo alle aste. Probabilmente in panchina dunque Michael Girasole (mezzala vimercatese molto stimata da Alessio Pala) acquisito in estate dall’AlbinoLeffe, di fatto, per sostituire Simone Branca finito nel frattempo (con Marras e Fischnaller) all’Alessandria.  Il SudTirol (implacabile in trasferta dove ha raccolto 13 dei suoi 20 punti) non vince invece in casa dal 13 settembre (2-1 al Mantova) e nelle ultime 4 gare al “Druso” ha ottenuto altrettanti pareggi di cui ben tre a reti bianche.
Come si dice zero a zero in tedesco? Null eine null. Prendete nota. Non si sa mai.

Giovanni Castiglioni