Leggendo qua e là. “Tante parole, tante promesse specie nei giorni in cui stavo decidendo di acquistare il club, ma quando è stato il momento di mettere mano al portafogli non si è visto più nessuno”. Poi: “Il Comune deve prendere dei provvedimenti immediati, se non lo fanno loro, allora li prenderò io. E assicuro che, come ho acquisito questa società onorando tutti i debiti che c’erano, a fine stagione me ne vado via”. E per finire: “Forse vado in una piazza più importante. E ci posso andare in macchina…”.

Vi ricorda qualcosa? O qualcuno? Beh, ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti… e tutto il resto. Ma non è quello (o chi) pensate. Anche se ci assomiglia parecchio. Perché tutto il mondo è paese. E tutto il calcio è villaggio. E quello che (non) va bene a Busto, fa altrettanto anche in Brianza.
Parole e musica sono infatti di Paolo Leonardo Di Nunno, presidente del Seregno prossimo avversario in campionato della Pro Patria (domenica ore 14.30, stadio “Speroni”). Mandato a vendere ad inizio marzo, ripensamento a metà aprile, rilancio in grande stile a giugno inoltrato. Il giro del club in 80 giorni con regolare ritorno al punto di partenza. Un’inquietudine (decisamente mal digerita dalla piazza) che il numero uno azzurro ha legato (nell’ordine), alla possibile fusione con una piccola società sportiva di Monza, al trasferimento armi e bagagli sul Lario e al tentativo di ripescaggio in Lega Pro. Tutto sfumato. O (magari), solo rimandato.

Vado eh? Guardate che vado! Vabbeh dai, rimango ancora un po’. Film già visto nell’ultimo lustro anche nelle sale bustocche. Interpreti diversi. Stessa sceneggiatura. Con la politica locale a fare (più o meno suo malgrado) da pomo della discordia. Pubblico e privato a confronto con il calcio in mezzo a subirne gli effetti collaterali.
Il repentino dietrofront di Di Nunno non ha però solo ragioni di freddo calcolo imprenditoriale. Il 5 aprile scorso infatti, sulla panchina del “Ferruccio” ha preso posto Matteo Andreoletti, precocissimo allenatore nato ad Alzano Lombardo poco meno di 28 anni fa. I due (presidente e tecnico, s’intende) hanno imperscrutabili affinità elettive se è vero che mentre uno appendeva scarpini (e guantoni) al chiodo, l’altro si lanciava nell’acquisto del Seregno Calcio. Era il 2013, Andreoletti decideva di cambiare vita svestendo i panni del portiere (curiosamente dopo essere passato anche dalla Pro Patria), e Di Nunno faceva altrettanto rilevando da Eros Pogliani il timone del club brianzolo.

Coincidenze o meno, l’investimento su un poco più che debuttante nel ruolo sembra aver ridato smalto ad un progetto altrimenti destinato al capolinea. Con conseguenti rinvii di propositi di abbandono e traslochi lacustri. Il Como (per il momento) può attendere.

Giovanni Castiglioni