Liscio, gassato o… Paolino Vignali? Il tema non è soltanto tricologico perché la parabola tecnica del Galera (appellativo su cui sarà il caso di tornare) è stata tracciata secondo una partitura classica. Salvo qualche variazione sul tema jazz. L’attuale centrocampista del Ciliverghe Mazzano (ospite allo “Speroni” domenica alle 15) è al di là di ogni ragionevole dubbio uno di quei mediani vecchio stampo con poca lappa, tanta zappa e superfluo prossimo alla virgola. Il dubbio diventa però irragionevole se il riferimento è il suo biennio biancoblu (2011/2013) quando queste ruvide qualità pedatorie rappresentarono la chiave di accesso ad un’insospettabile svolta tattica. Di fatto, l’uovo di Colombo. O meglio, nello specifico, l’uovo di Cusatis.

Mettiamo un po’ d’ordine. Autunno 2011, l’allora tecnico tigrotto è nelle canne causa avvio stentato, punti di penalizzazione a nastro (alla fine saranno 11) e posizione di vertice basso del rombo affidata ad Alessandro Cortesi, mezzala di manovra adattata in un ruolo non esattamente acconcio. A Busto non si parla d’altro. O quasi. E la disputa radicalizza il dibattito. Cortesi sì o Cortesi no? E le buone maniere non c’entrano nulla. Insomma, roba da non venirne a capo. Fino al 13 novembre quando al “Manuzzi” di Cesena, contro il Bellaria Igea Marina, Cusatis decide di rompere gli indugi piazzando Vignali davanti alla difesa. L’esperimento funziona, i risultati si susseguono e la sceneggiatura diventa il format stagionale. Tanto da spingerlo a dichiarare: “Non avevo mai giocato lì e mi trovo molto bene. Mi piace quella posizione, perché riesco a dare copertura ai compagni della difesa e anche a propormi in avanti”. Semplice no? Bastava pensarci prima. Già, ma non fosse stato per qualche acciacco di Cortesi (e per la cronica incostanza di Ghidoli), forse quella mossa non l’avremmo mai vista. Anzi, togliamo pure il dubitativo.

Fascino dell’assenza di una controprova. Ma dopo la rivelazione del primo anno, la consacrazione arriva puntuale il secondo: 32 presenze, una rete e l’agognato traguardo della promozione. Una gioia maturata all’ultima giornata a Casale dove (per non farsi mancare nulla), la Pro Patria vince 2-0 pur finendo in 9 in virtù del rosso diretto a Bonfanti e del doppio giallo indovinate a chi? Beh, al nostro Paolino Vignali. Perché vincere facile non è mai stata la specialità della casa. Poi l’addio e le successive esperienze al Castiglione, al Lecco (dove lo chiamano il Guerriero e dove avrebbe voluto rimanere) e (da luglio) al Ciliverghe Mazzano. Qui il lodigiano fa quello che ha sempre fatto: tampona, spazza e governa il centrocampo. Con mezzi abrasivi quanto basta.

Sì, ma perché Galera? Già, andava sciolto anche quel dubbio. Il copyright è di Dario Alberto Polverini. Le motivazioni affondano invece nella scarsa qualità (sottilissimo eufemismo) degli appoggi del pelato durante i torelli in allenamento. Passaggi così poco calibrati da mandare i compagni (appunto) in Galera. Nato senza i piedi buoni, la vita da mediano di Vignali è però fatta di ben altro. Giocare generosi e compiti precisi. Fin che ne avrà.

Giovanni Castiglioni