Ovunque (ma non a Busto), Roberto Bonazzi sarebbe (da 4 settimane) un allenatore sollevato dal proprio incarico per insufficienza di risultati. Perché sottolinearlo ancora dopo la quarta vittoria consecutiva ottenuta ieri a Lodi? Per almeno due buoni (anzi buonissimi) motivi.

Il primo è presto detto. La fiducia al tecnico seriano ha pagato i dividendi proprio quando la misura sembrava ormai colma. Dodici punti su dodici, sei reti fatte, una sola subita, porta immacolata da 343’, tiri avversari nello specchio quantificabili in due nelle ultime tre gare. Roba statisticamente inattaccabile. Con buona pace degli scettici. Compreso chi scrive. Perché non siamo certo qui a nasconderci dietro un dito. Anche se le critiche di ottobre, più che legittime, rimangono fondate. E quanto accaduto dopo ne è la controprova.
La seconda ragione per cui il promemoria si rende necessario è invece più sottile. E (forse), anche più determinante. Bonazzi ha cambiato molto (quasi tutto) sul campo, senza cambiare sé stesso fuori. Quindi 3-5-2 ma con gli stessi principi di dominio del gioco del 4-3-3, nessuna rivoluzione nel rapporto con il gruppo, identica ruvidezza davanti ai taccuini. Perché i moduli vanno (e vengono), ma l’ascendente sullo spogliatoio resta. E una volta perso, non è più recuperabile.
Le prove? Almeno due. La gestione del recupero di Santana  e il servizio barba e capelli rifilato ieri nel post partita a Bortoluz. Tenere in panca il patagonico è un esercizio complicato. Che presuppone polso e conoscenza di delicatissimi equilibri fisici e psicologici. Ma l’utilizzo omeopatico di Marito ce lo restituirà ancora migliore. Quando servirà davvero. A partire da domenica. Quanto all’ex Torino, la superficialità imputata è sembrato più che altro un pretesto per riportare tutti (magari lui più di altri), con i piedi ben piantati a terra. Mind games alla bergamasca, insomma. O qualcosa del genere.

In prospettiva, l’orizzonte biancoblu presenta ora un paio di aree di intervento. Intimamente collegate. Una è stata evocata dallo stesso Bonazzi e riguarda il calibro ridotto dell’attacco: 15 reti all’attivo (nono reparto offensivo del girone) sono davvero poche per puntare al vertice. Al netto di eventuali interventi sul mercato e dell’impenetrabilità della difesa (seconda del raggruppamento). A proposito, quanto vale Monzani? Di questo passo, non lo sapremo mai. Quindi (e veniamo all’altra chiave), plausibile che a medio termine si possa rimettere mano al modulo. Lo scriviamo per tempo. Onde evitare contropiedi. Perché, a differenza di un diamante, il 3-5-2 non è per sempre.

Ma fiducia e risultati (che vanno sempre a braccetto), rendono ora la disposizione tattica importante ma non fondamentale. Anche grazie ad una ritrovata sintonia tra tifoseria e società. Collante che è l’autentico principio attivo delle stagioni vincenti. Adesso, anche la Pergolettese non fa più paura.

Giovanni Castiglioni