La Pro Patria di Alessio Pala come fosse un Trivia. Undici domande e undici risposte per capire come e quanto è cambiata la formazione biancoblu da quando (era il 20 ottobre) il tecnico di Pagazzano si è seduto sulla panchina tigrotta.
Quante diverse formazioni sono state schierate?
15 in 15 partite. Quasi un record. Complici infortuni, squalifiche, mercato e scelte assortite, Pala è sempre andato a caccia dell’inedito non mettendo mai in campo due volte la stessa formazione. Complessivamente sono stati utilizzati 30 giocatori di cui 23 (almeno una volta) come titolari.    
Chi è sempre partito dal primo minuto?
Solamente due giocatori: Michele Ferri e Marcello Possenti. Il capitano ha anche disputato ogni singolo minuto (1350), mentre l’ex Reggiana è stato sostituito con Pro Piacenza, Alessandria e Pordenone.
Chi ha giocato di più?
Alle spalle dei due citati, le 14 presenze (tutte da titolari) di La Gorga, Pisani e Coppola (mai esclusi dagli undici di partenza per scelta tecnica) e le 13 (sempre dal 1′) di Zaro.
Chi ha giocato di meno?
In coda le 4 presenze di Pià (3 da titolare) e di Ravasi (una in avvio a Salò), le 3 (con 22’ complessivi) di Cavalieri, le 2 di Costa, Vernocchi e Guercilena  e la singola presenza di Sampietro (rientrato a Pordenone dopo 113 giorni dall’infortunio), Zanotti (90’ con il Renate), Demalija (nell’infuocato finale di Mantova) e Galli (2’ scarsi oltre il novantesimo con la Reggiana). E’ evidente come in difesa le scelte siano sempre state (modulo a parte) piuttosto delineate mentre a centrocampo e (soprattutto) in attacco la chimica sia ancora una chimera.
Quanti giocatori si sono infortunati?
Al netto dei piccoli disturbi (come quelli di Ferri e Pisani) che non hanno però mai costretto ad un forfait, complessivamente 14. In rigoroso ordine alfabetico, Bastone, Capua, D’Alessandro, Degeri, Douglas, Filomeno, Jidayi, La Gorga, Marchiori, Marra, Montini, Salifu, Sampietro e Zanotti hanno dovuto saltare almeno una gara per problemi fisici. A questi vanno aggiunti gli infortuni ereditati di Bigazzi e (fino a quando sono stati in rosa) di Cavalieri, Regno e Margaglio. Nello specifico, si va dai quasi 4 mesi di assenza di Marchiori (convocato con il Pavia ma, di fatto, fuori dal 24 ottobre) ai recenti stop di Degeri e Capua, passando per il “caso” Montini (tornato a Busto martedì ma in condizioni ancora tutte da valutare). Senza contare i postumi da lunghi infortuni accusati da Carcuro e da Pià. A queste forzate assenze vanno aggiunte le 5 giornate di squalifica sommate da Pisani e Coppola (una a testa) e da Taino (3). Nel complesso, un clamoroso handicap.
Come è cambiata la rosa?
Sei giocatori in uscita e otto (più uno) in entrata. Risolti i contratti di Regno, Margaglio e Cavalieri, tornati dal prestito alle società di appartenenza Costa e Salifu, ceduto Carcuro. Dentro invece Capua, D’Alessandro, Zanotti, Pià, Guercilena, Vettraino, Santana e Ravasi oltre all’attivazione del difensore ’95 Marco Vernocchi.
Chi è il giocatore più sostituito?
Emanuele Marra, otto volte titolare e cinque avvicendato. L’unico a non essere mai stato sostituito è (neanche a dirlo) il capitano Ferri.
Quanti giocatori sono stati sostituiti dopo essere a loro volta subentrati?
Addirittura 4. E in 4 gare consecutive. Dentro/fuori per Carcuro (7’ ad Alessandria), Filomeno (23’ con la Reggiana), Costa (24’ con la Giana Erminio) e Cavalieri (7’ con il Padova). Didattica applicata. Forse eccessiva.
Quale giocatore ha cambiato più ruoli?
Andrea Pisani. Almeno cinque: centrale a 3, centrale a 4, terzino, esterno a 5 e per qualche sciagurato minuto perno davanti alla difesa nel caotico avvio del match di Gorgonzola con la Giana Erminio. Fermi a 4 Possenti e D’Alessandro. Un trasformismo figlio, a volte, dell’emergenza, altre di una sperimentazione un po’ troppo spinta.
Quanti sistemi di gioco sono stati adottati?
Difficile, se non impossibile, rispondere. Si è partiti con il 4-3-1-2 di Bassano (con Salifu falsissimo nueve nel ruolo di trequartista) per arrivare al 4-3-1-2 (o 4-3-2-1) di Pordenone. Un percorso circolare passato attraverso la svolta tattica della difesa a 3 rinforzata dall’aggiunta di Jidayi come mediano di esclusivo contenimento. Un work in progress non privo di incomprensioni, incertezze e scelte istintive. Su tutte, i 4 cambi di modulo nel solo primo tempo di Cittadella. Davvero troppi.
Quale sistema di gioco ha portato più punti?
Partita quasi pari. Cinque punti con la difesa a 4 (successo con la Cremonese e pareggi con Pavia e AlbinoLeffe) e quattro con la retroguardia a 3, e cioè i pari con Reggiana, Giana (ma si era partiti a 4), Padova e Mantova (idem come a Gorgonzola).

Conclusioni? A piacere. Con alcuni risvolti indiscutibili. Pala ha lavorato in oggettive condizioni di difficoltà a causa di una condizione atletica approssimativa, di una serie record di infortuni e di una rosa disomogenea. Basti pensare che, attualmente, la Pro Patria ha in organico ben 8 attaccanti (Filomeno, Guercilena, Marra, Montini, Pià, Ravasi, Vernocchi e Vettraino) più, se vogliamo, anche Santana. Una profondità degna di altra categoria. Peccato che tra questi, non ci sia però quella punta d’area inseguita (senza successo) per tre mesi.   Detto questo, anche il tecnico ha (al momento) mancato il salto di qualità richiesto dopo il solido lavoro svolto nei suoi primi due mesi di esperienza allo “Speroni”. Ora va finalmente messo un punto. Infortuni permettendo.

Giovanni Castiglioni