Reggiana Pro Patria SiegaAveva chiesto continuità. L’ha avuta. Purtroppo, però, solo nel risultato. Attento a quel che desideri, potrebbe avverarsi. Per Oscar Wilde affidarsi ai paradossi era una ragione di vita. Per Mastropasqua rischia di diventare una necessità.
La sconfitta di Reggio (la 20^ di una stagione da record, la 12^ di misura e la 7^ per 1-0) non ha proposto niente di più e niente di meno di tante altre di questo campionato. Prestazione disciplinata sotto la cintura, un grande La Gorga e nulla (ma proprio nulla) dalla cintola in su. Senza tirare in porta è difficile segnare. Sembra banale, ma è il caso di ricordarlo. E la serata a rischio reumatismi dell’ex Perilli è solo l’ultimo esempio della solitudine dei numeri primi che hanno incrociato l’attacco biancoblu. Facile fare il portiere. In partite come quella di ieri.

La squadra era stanca (fisicamente e mentalmente), e dopo una discreta prima mezzora è scomparsa dal campo. Inevitabile quindi un minimo di turnover ma (forse) le tre sostituzioni (e il cambio di modulo) sono stati un po’ affrettati. Senno del poi, sia chiaro. Ma è l’unico che abbiamo.
Peccato, perché la Reggiana vista al “Mapei Stadium” è sembrata poca cosa. Buono solo l’ultimo quarto d’ora. Di entrambi i tempi. Un minimo sindacale sufficiente a mettere sotto i tigrotti. Probabilmente, non a raggiungere i playoff.

Inutile negarlo, il campionato della Pro Patria si è chiuso il 6 febbraio quando il 2-2 contro l’AlbinoLeffe ha messo la parola fine alle residue (già esilissime) speranze di rimonta. Vincere avrebbe significato (al netto dei punti di penalizzazione poi restituiti) portarsi a meno 6 dai seriani a 13 gare dalla fine. Comunque un’impresa. Ma non impossibile. Il pareggio (e il modo in cui è maturato) ha tolto ogni velleità. Infatti, da lì in avanti Ferri e compagni hanno messo insieme un solo un punto in 7 partite. A testimonianza che se anche il cuore suggerisce di provarci, la testa è di tutt’altro avviso. E la cazzimma necessaria a strappare il risultato si è vista solo a tratti. Cuneo e Alessandria su tutte. Dove, comunque, non è bastata a centrare l’obiettivo.
Ora le ultime 6 giornate non potranno aggiungere molto a quanto già visto. Salvo difendere la maglia e preservare il decoro. E prepararsi alla lunga estate calda dell’ennesimo ribaltone societario. La partita vera si disputa lontano dal rettangolo di gioco. Come sempre, dal 2008 ad oggi.

Giovanni Castiglioni