Premessa doverosa: non so dire se questa sarà l’ultima intervista con Stefano Coppa nelle vesti di Presidente della Pallacanestro Varese. Non so dirlo perché, come noto, nei prossimi giorni il club di Piazza Montegrappa è atteso da importanti riunioni, dalle quali, probabile, molto probabile, scaturiranno decisioni altrettanto importanti. Preconizzare quello che ci riserverà il futuro è quindi difficile.

Prima domanda: bilancio a metà stagione, sottolineando negatività e punti di forza…
Inutile girarci intorno, parlando di campionato il bilancio è molto deludente e ampiamente sotto le aspettative. Le ragioni sono diverse. La prima è da ricondurre ad un inizio travagliato, marchiato a fuoco dagli infortuni che hanno stravolto l’idea di squadra che avevamo in mente. Di fatto, in quel periodo così delicato per la costruzione di una squadra, coach Moretti ha sempre avuto qualche bastone tra le ruote e qualità del suo lavoro, che avrebbe dovuto essere un “plus” per il gruppo, non è mai decollata. La seconda ragione è che, col senno di poi, posso, anzi, possiamo tranquillamente affermare che le valutazioni fatte a proposito di alcuni giocatori si sono rivelate scorrette. Per dirla chiara: con alcuni giocatori – Thompson, Shepherd e Galloway -, abbiamo chiaramente toppato e qualcosa nella loro gestione non ha funzionato. In Coppa, invece, siamo dove volevamo essere e i primi obiettivo sono stati centrati in modo più che soddisfacente. Tra i punti positivi metto certamente l’aver scelto l’allenatore giusto e averlo blindato con un contratto pluriennale a garanzia di un futuro che, comunque, voglio vedere in rosa. Il secondo punto positivo è l’aver raccolto un gruppo di giocatori italiani – tra questi, lo ricordo, anche Lorenzo Molinaro che tornerà miglioratissimo dalla sua esperienza in LegaDue – giornata dopo giornata stanno dimostrando di avere peso tecnico in campo e personalità in spogliatoio. Attraverso di loro vogliamo passi la costruzione di un’identità forte anche per l’avvenire”.
Galloway game over
Capitolo Galloway…
Una “querelle” che, è giusto ammetterlo, si è trascinata troppo a lungo. Questo perché i tempi dell’operazione di dismissione non hanno coinciso con le esigenze della squadra. Tuttavia, nel caso di Ramon ci siamo chiesti più e più volte se da parte nostra è stato fatto tutto il possibile per metterlo nelle migliori condizioni di lavorare ed essere utile alla squadra. Gli abbiamo perdonato una prima volta atteggiamenti davvero sconvenienti e dannosi per staff tecnico e compagni. Dopo le scuse lo abbiamo riaccolto nel gruppo come e più di un figliol prodigo ma, lo avete visto tutti, Galloway è ricaduto nei suoi comportamenti sbagliati. Questa volta anche contro il pubblico. A quel punto la sua posizione è stata davvero indifendibile”.

Caso-Ukic?
OJM-Avellino_Ukic“Altra spina nel fianco di questa stagione molto “sfigata”. Roko, è giusto riconoscerlo, appena arrivato ci ha dato una grande mano aiutandoci a superare un momento critico. Poi, però, col passare delle settimane ha assunto comportamenti di superiorità che lo hanno posto al di fuori del gruppo. Atteggiamenti francamente fastidiosi nei confronti di allenatori e compagni. In ogni caso, riconoscendone valore e importanza abbiamo cercato di accontentarlo in tutti i modi e mostrato l’intenzione di esaudire le sue richieste. Ukic, per tutta risposta, ha fatto un altro passo per allontanarsi da tutti noi ed il fatto che sia finito proprio a Cantù credo dica tutto”.

Cambiamo pagina e parliamo di vita societaria, soprattutto futura.
“Il futuro della squadra, lo dicevo prima, è abbastanza delineato sotto il profilo tecnico e quindi a giugno 2016 non dovremo ripartire ancora da zero perché una base, solida e ben strutturata, c’è già. Una prospettiva approvata anche dal CdA che mi rende orgoglioso del lavoro fatto perché di questi tempi allungare lo sguardo oltre il quotidiano è già un merito. Per quanto riguarda me il discorso è ancora più semplice e chiaro: sono disponibile a rimanere solo se programmi e idee sono   ampiamente condivisi, altrimenti è bene che tutti lo sappiano: non ho il sedere attaccato al cadreghino, posso tranquillamente tornare al mio lavoro e dedicare tempo al basket seguendo solo Giacomo ed Edoardo, i miei figli. L’unica cosa che non vorrei, anzi, non voglio proprio è spaccare il Consorzio sul mio nome, sia perché la questione “Coppa sì; Coppa no”, sia perché il Consorzio, checché ne dicano i soloni che parlano per niente è ancora oggi l’unico punto fermo e di garanzia per la Pallacanestro Varese”.

La “carta”, quella del calendario, chiama tutti a raccolta per il match contro Capo d’Orlando.
Gara delicatissima, da vincere a tutti i costi per cercare di tenerci alle spalle fantasmi, paure e angosce. Noi siamo “Varese nel cuore”, il motto preferito e cantato dai miei figli, e ‘sta gara la possiamo vincere solo spremendo tutto quello che il nostro cuore di tifosi, giocatori e dirigenti  può offrire. Fino all’ultima goccia di sangue”.

Massimo Turconi