Donato Disabato è stato il primo acquisto ufficiale della Pro Patria per la stagione 2016-17. Nato a Varese il 17 aprile del 1990, dopo un po’ di girovagare per l’Italia torna nella sua provincia: “Sono cresciuto nel settore giovanile del Varese e a 17 anni sono passato all’Albinoleffe grazie a Turotti che mi aveva voluto a Bergamo – ci racconta Disabato che è venuto a trovarci in redazione -. Pro Vercelli, Prato e Carrarese le altre squadre dove ho giocato“.
Disabato maroccoA Vercelli tre promozioni.Sono state tre annate super, la prima (2010-11 ndr) con la promozione dalla C2 alla C1. Poi per due volte il successo dalla C1 alla Serie B riuscendo sempre a ritagliarmi spazi importanti“.
Nella scorsa stagione, sempre a Vercelli, invece le cose non sono andate molto bene per te.Mi sono rotto il crociato ed il menisco ad ottobre, un campionato tutto in salita da dimenticare ma che mi ha dato la possibilità di crescere molto caratterialmente“.
Turotti ti aveva portato all’Albinoleffe, Turotti ti ha portato alla Pro Patria?Assolutamente sì. Mi ha chiamato e mi ha spiegato il progetto dei tigrotti e ci ho messo un niente ad accettare. Programmi importanti per una piazza ambiziosa, non importa se in Lega Pro o in Serie D, sono certo che a Busto faremo bene“.
Sarà la stagione della tua rivalsa?In effetti sia a Carrara, due stagioni fa, che a Vercelli, ho avuto parecchi problemi fisici. Ora sto bene e voglio dimostrare a tutti quelli che hanno sempre creduto in me quello che valgo“.
Cresciuto nel settore giovanile del Varese, simpatizzi per i biancorossi, che effetto ti farà giocare con la maglia della Pro Patria?Hanno creduto in me e questo mi basta per essere onorato di vestire la maglia biancoblu. Sono un professionista che in campo dà sempre il 100 per cento e lotta per i colori della sua squadra”.
Per chiudere, chi ti ha dato di più nel mondo del calcio?Sicuramente mister Gennari, che è stato mio allenatore al Varese, e che mi ha cambiato di ruolo portandomi da attaccante a centrocampista. Braghin, a Vercelli, mi ha insegnato molto, ma il grazie più grande è per Michele e Nunzia, i  miei genitori, Alessandra, mia sorella, e Amanda, la mia ragazza. In questo ultimo anno, per me difficile, mi sono stati molto vicini anche i miei amici Vito, Gigi, Patrick e anche Lele, Matteo e Alberto di Londra, grazie anche loro“.

Michele Marocco