Una notizia buona e una cattiva. Entrambe datate. Ma sulle quali è il caso di tornare.

Intanto quella buona. La Pro Patria (da mercoledì scorso) ha un nuovo sponsor di maglia (giovedì alle 11 la vernice ufficiale). E’ stata una gestazione lunga, più volte a rischio rottura, in cui il punto di arrivo non è esattamente quello di partenza. Ma, grazie alla tenacia di Patrizia Testa e al supporto diplomatico di Alberto Armiraglio, Giuseppe Pirola grifferà le divise biancoblu per la stagione appena cominciata. Il marchio sarà Unet Energia (spin off della controllante Unendo) e l’effetto atteso è quello di una corsa all’emulazione.
Qualche risultato sarebbe già alle liste visto che anche Hupac (partner della Pro Patria ai tempi della gestione Vender) è fresca di chiusura di un accordo commerciale con il club tigrotto. E la presenza domenica in tribuna dello stato maggiore del Busto 81 (dal patron Galli al DG Gorrasi), potrebbe, chissà, fotografare la (ri)apertura di un altro fronte. Piccoli passi (ma fino ad un certo punto) per cominciare un grande viaggio. Almeno questo è l’auspicio.

Ora la notizia cattiva. Che, sia chiaro, rimane una questione di punti di vista. Nei prossimi giorni, la truppa di mister Bonazzi dovrebbe trasferirsi armi e bagagli da Casorate allo Sporting Rescaldina, centro sportivo destinato a diventare il quartier generale degli allenamenti per il campionato 2016/2017. E dove sarebbe la cattiva notizia? Appunto, non c’è. O meglio, risiede nella causa che ha prodotto l’effetto in questione. Perchè oltre all’inevitabile allontanamento da Busto (che, forse, è anche parte della scelta), l’imminente trasloco certifica l’impossibilità della città (a tutti i livelli) di fornire una sede adeguata per la preparazione settimanale. Nulla di nuovo peraltro.
La vicenda è (almeno) decennale e l’ottimismo del 4 luglio scorso (giorno della presentazione dello staff) è lo stesso del 15 settembre 2015 (data in cui Collovati anticipò la disponibilità dei campi per la primavera successiva). Fiducia mal riposta. Già, perché, ad oggi, l’unica certezza è la rizollatura del terreno dello “Speroni”. Apparentemente un successo a giudicare dall’impressione avuta domenica dagli spalti. Per tutto il resto (e cioè, campi di allenamento per settore giovanile e prima squadra), bisognerà aspettare. E accettare un destino da emigranti. Ancora una volta. E chissà per quanto tempo ancora.

Giovanni Castiglioni