Il destino sarà anche un’invenzione della gente fiacca e rassegnata, ma quando ci si mette, c’è ben poco da fare. Nello specifico tigrotto, il fato si è manifestato nella nemesi dei due proverbiali ex: Marco Zaffaroni e Andrea D’Errico. Il tecnico del Monza smorza (eventuali) facili entusiasmi: “E’ la prima gara in cui dobbiamo battagliare. Sono contento perché la squadra ha risposto bene. Ma è presto per guardare la classifica. Dobbiamo crescere settimana dopo settimana per durare nel tempo. Le mie scelte? In Serie D, dovendo rispettare regole tecniche e anagrafiche, per un allenatore è facile prendersi del c… a gratis”. Inevitabile spendere due parole sulla Pro Patria: “Torno qui sempre volentieri. Non mi va e non è mio costume entrare nel merito della situazione degli altri. Ma ho visto una buona squadra e una gara equilibrata”. Qualcuna di più, invece, sulle alterne attitudini del match winner odierno: “Conosco la fama di Andrea. Ma giudico per quello che ho visto. Con me ha sempre lavorato benissimo e non ha mai saltato un allenamento. Deve solo continuare così”.

Dall’altra parte della rete, Roberto Bonazzi è calmo fuori e agitato dentro. Il sorriso serve a mascherare la tensione. “Abbiamo fatto una buona prestazione. A tratti anche migliore della loro. Se le conclusioni di Santic e Santana fossero entrate era un’altra partita. Cosa ci è mancato? I due gol ce li siamo fatti da soli. Sul primo, nessuno ha coperto Gasparri; sul secondo D’Errico ha vinto due contrasti al limite dell’area che non possiamo concedere”. Insomma, la cattiveria di cui si parlava ieri, più che nell’area avversaria, servirebbe nella propria. L’impressione da fuori è stata comunque quella di un diverso grado di maturità di squadra: “Oggi ho visto due formazioni di un livello molto simile. Questa è la mia impressione. Infatti i ragazzi sono rimasti sorpresi da quanto imputato dai tifosi a fine partita. Pensavano di aver dato tutto”. Già perché a gara conclusa sulla ramata è andato in scena il secondo atto dello psicodramma con la curva biancoblu. Copione? Tale e quale quello di Caravaggio: “Ci hanno detto le stesse cose di domenica: bisogna vincere”. E la smorfia che accompagna l’asserzione (come sempre), dice più delle parole. La frattura è netta. Difficile ricomporla.

Non c’è sarcasmo invece sul volto di Mattia Mauri. Anzi. “Quello che abbiamo fatto finora non basta. Ci impegniamo ma ci manca sempre qualcosa. Cosa? Ad esempio, sul primo gol non ho rincorso Gasparri e sul secondo D’Errico non doveva uscire palla al piede da quei contrasti”. Quel qualcosa, non è esattamente un dettaglio.

LA PARTITA

LE PAGELLE

Giovanni Castiglioni