Un mesetto, giorno più, giorno meno, dalla fine della stagione dell’Openjobmetis Varese. Se 21 giorni rappresentano il tempo giusto per il ricambio cellulare, figuratevi se una trentina non possono esserlo per far depositare i sentimenti, vedere le cose con più calma, analizzare la situazione con la necessaria freddezza e, infine, proporvi il consueto “alfabeto”. Senza alcun bisogno di istruzioni per l’uso…

A come SERIE A – Alzi la mano chi la “famosa” sera del 14 febbraio scorso, sull’ultimo canestro col quale il letale Boatwright consegnava la vittoria a Capo d’Orlando, non ha temuto di perderla. Del resto, quella sera, calendario alla mano, e un minimo di logica, autorizzavano cattivi pensieri. Del resto Varese in quel momento sembrava incamminata sul “miglio verde”. Quella sera, insieme all’amico Damiano Franzetti, con un pizzico di giustificato sconcerto si commentava un futuro improbabile. Poi, magia. Una provvidenziale sosta del campionato, la possibilità di chiudersi in palestra e lavorare senza “distrazioni”, l’inserimento potente di Wright, la prima, miracolosa (7/8 da 3), gara di Kuksiks…

A come ARRIGONI, Bruno – Sono rimasto l’unico a difendere, convintamente, Brunetto? Beh, ne sono orgoglioso perchè non sono così sicuro che dietro alle scelte toppate nell’estate del 2015 ci sia solo, o in gran parte, lui. Tra noi sono rimaste in sospeso alcune parole e alcune verità non dette. Tra noi è rimasta in sospeso un’intervista che non si farà mai più. O forse no…? Tra noi è rimasto il rispetto reciproco e, da parte mia, la stima dovuta, e sentita, verso uno dei migliori uomini del nostro basket. Uno che a tanti della mia generazione ha spiegato la semplice bellezza del passing-game. Il resto, una stagione mezza sbagliata, conta poco…

B come BIANCHI, Mauro (fisioterapista) – Nel periodo centrale dell’anno, con la squadra moooolto acciaccata, e la pressione moooolto presente, ha avuto il suo bel daffare. Ne è uscito alla grande, insieme al suo amico Marco “Muscle Master” Armenise.

C come CAMPANI, Luca – Quasi sempre sorridente (il che aiuta…), capace di elargire battute sapide, sempre disponibile, gentile, educato: ‘sto emiliano verace è in possesso di un bello spirito e mi pare affronti la professione di giocatore con il giusto distacco di chi si rende conto che fare il neurochirurgo è “leggermente” più importante e “leggermente” più delicato che far rimbalzare il pallone dentro una retina. Insomma: non se la tira e, alla fine, umilmente consapevole qualcosa di buono è riuscito a portare a casa, specialmente nella seconda parte dell’anno. Nonostante i 26 anni suonati penso abbia grandissimi margini di miglioramento perchè, lo dicono i numeri, ha cominciato a giocare con apprezzabile continuità solo nelle ultime tre stagioni e, di fatto, sta ancora imparando.

C come CASTELLI, Alberto – Il Presidente del Consorzio, uomo di tante qualità e poche parole pronunciate al momento giusto, è stato uno dei grandi protagonisti della stagione che, consapevole del suo ruolo, è passato volutamente sottotraccia. Sempre presente nei rapporti con giocatori e staff, sempre un sorriso e un incoraggiamento per tutti. Credo abbia avuto il merito di aver tenuto legato il consorzio alla società, la società al consorzio ed entrambe le istituzioni alla squadra in un momento delicatissimo dell’annata, quando sarebbe bastato davvero poco per far saltare in aria il “giocattolo”. Punto di riferimento del club, senza bisogno di essere invasivo. Se non è una dote questa…

C come CAVALIERO, Daniele – Ma potrei anche aggiungere subito C come Capitano. Credo infatti che la presenza di Daniele si sia avvertita ben oltre le vicende del campo. Cavaliero si è speso, moltissimo, nel ruolo fondamentale di raccordo tra campo e spogliatoio, spogliatoio e società, spogliatoio e mezzi di informazione, spogliatoio e tifosi. Cavaliero, anche se l’espressione è abusata, ci ha sempre messo la faccia restando a guidare il “famoso” carro quasi da solo e respingendo gli attacchi dei fresconi che, con la stagione virata in positivo, si affannavano per saltarci sopra. Poi, sul parquet, è stato a dir poco meraviglioso. Ne ho colto, sempre, la volontà di essere utile al gruppo in qualsivoglia situazione e le statistiche, più che positive, lo confermano. Infine, ho, abbiamo, ancora tutti negli occhi il tuffo che, nel derby casalingo contro Cantù, gli è costato la lussazione della spalla. Un gesto di vero sacrificio. Un gesto che non fai se non hai qualcosa dentro.

C come CHALON e CANTU’ – Luoghi diversi, ma uguali capolinea della stagione varesina. Comunque da ricordare. Anche se fa male farlo.

C come CONTI, Paolo – Al suo primo anno di serie A, il secondo assistente di coach Moretti ha giocato bene nel suo ruolo di “praticante”. Per l’esame di stato c’è tempo, ma Paolino nell’ambiente biancorosso è apprezzato da tutti e come step dal quale partire non è male.

C come COPPA, Stefano – Avendone scritto molto nel corso della stagione (cfr. le interviste “presidenziali” nel sito, ndr) non vorrei dilungarmi ulteriormente sul caso. Della vergognosa gogna mediatica che è stato suo malgrado costretto a subire sapete tutto. Degli attacchi capziosi e malignamente funzionali ad altri scopi, pure. Aggiungo solo una cosa: se Varese nel 2016-1017 potrà ancora sedersi al tavolo della serie A, una “briciola” del merito la vorrete riconoscere anche a Stefano che, in un momento delicatissimo dell’annata, ha messo due comportamenti esemplari. Prima ha detto: “Fermi tutti: è solo colpa mia”, togliendo pressione all’ambiente e spazzando via malumori rancorosi. Poi, insieme ai suoi collaboratori, ha operato le scelte giuste per tornare a galla. Atteggiamenti non scontati quando, vicino alla deflagrazione implosiva, la tentazione è spesso quello di puntare l’indice accusatore per salvarsi le chiappe. Coppa, non l’ha fatto. Altri nel passato sì. Poi, come se non bastasse Coppa, ormai un piede sulla soglia, ha ricevuto persino riconoscimenti e “medaglie tardive” da gente perlomeno distratta. Capita in un mondo che regala di frequente comportamenti curiosi. Credo che solo per questo meriti onore e rispetto. L’unica cosa che mi sento di augurargli è “Buon viaggio nel futuro, ‘Ste…”

D come DAVIES, Brandon – Ha impiegato mezza stagione per capire in quale pianeta fosse mai capitato beccandosi, intanto, insulti e critiche di ogni genere non tanto per le qualità, quanto per l’atteggiamento svagato, superficiale, distaccato. Nell’altra mezza ha invece convinto tutti, o quasi, anche se i dubbi sulla sua reale consistenza nelle partite che contano resta. Talentone offensivo di primo livello, bello da vedere nell’uso “antico” e saggio del piede perno e della manina dai quattro-cinque metri, Brandon, è difensivamente abbastanza rivedibile. Però, può solo crescere ma il punto, scusate il gioco di parole è: fino a che punto? Poi, siccome ho sentito dire che costicchia parecchio…

D come DEMATTE’, Raffaella – Questa signora, di nobile tratto, sterminata cultura e senso “asburgico” dei termini educazione e rispetto rappresenta, sempre di più, il virtuoso anello di congiunzione tra società e giocatori, tra lavoro di scrivania (Oioli), lavoro sul campo (Ferraiuolo) e vita di tutti giorni. “Raffa” è diventata nel corso degli anni la “stella polare” per tutti gli stranieri di stanza, o semplicemente di passaggio, in Pallacanestro Varese. Demattè, inoltre, è una sorta di “key grip” pronta con la sua squadra a risolvere qualsiasi problema tecnico. Il tutto sempre con grande equilibrio e professionalità.

 

E come ESPERIENZA – Quella maturata nel viaggio in Coppa (o coppetta? come dicono quelli bravi, ma bravi sul serio…) è stata fondamentale per togliere la pressione negativa accumulata in campionato. Quell’appuntamento di metà settimana, accompagnato dai suoi riti (il viaggio, lo stare insieme, il frequentarsi di più in situazioni diverse dal tran-tran varesino) è stato perfetto per cementare il gruppo, spostare l’attenzione e, strada facendo, addirittura prezioso sotto il profilo tecnico perché ha permesso di testare giocatori e situazioni che, nel clima d’allenamento, avrebbero avuto ben altro impatto.

E come EURO – A fine stagione gli “eurini”, circa 250.000, incassati grazie all’avventura in Coppa hanno fatto molto, molto comodo aiutando a chiudere quasi in parità il bilancio.

F come FAYE, Mouhammad – Proprio nei giorni del suo “cannone” a Varese, in segno di ironia i tifosi cantavano quel pezzo rap di Rocco Hunt: “In questi giorni ero un po’ triste e ho fumato un po’ di più…”. Vabbè, Mou, capiamo lo stato d’animo e giustifichiamo la tristezza, ma la sciocchezza è stata davvero grossa. Pentirsene a posteriori è umano, ma ormai la “frittatona” era fatta. Peccato, anche perché il personaggio, mi dicono, meritasse il tempo di qualche ragionamento.

F come FERRAIUOLO, Massimo – Dal febbraio 2015 Max è personaggio chiave e, sempre più, figura centralissima nella vita del club per la sua preparazione (non a caso in data 19 febbraio aveva dichiarato “I nostri miglioramenti dipenderanno dalla crescita di Wright…”) e per la eccellente visione d’insieme. Serio, senza essere musone o bipolare, esperto, capace e dotato di un’instancabile “verve”. Sempre al pezzo, insomma. Confesso che mi sarebbe piaciuto vederlo impegnato in un ruolo posto ad un livello più elevato, tuttavia sono sicuro che farà benissimo anche nella sua nuova veste multitasking: team manager, consulente di mercato, responsabile tecnico e organizzativo settore giovanile e altro ancora.

 Massimo Turconi