L’esercizio è poco più che accademico ma ad un mese (o giù di lì) dalla data del ritiro pre campionato, azzardare qualche ipotesi sulla rosa della Pro Patria prossima ventura diventa quasi doveroso. Partiamo da un presupposto. Anzi due. La retrocessione in Serie D ha sciolto ogni vincolo contrattuale (eventualmente) esistente e la panchina è (al momento) ancora orfana di un legittimo inquilino. Ergo, andiamo assolutamente a spanne. O a naso. Che è poi la stessa cosa.

Nel gioco del se fosse lo scenario è ovviamente duplice. Se fosse Serie D, la formazione biancoblu dovrebbe rispettare la stringente regola degli under. Sempre contemporaneamente in campo 4 giovani: uno nato dopo l’1.1.1996, due dopo l’1.1.1997 e uno dopo l’1.1.1998. Va da sé che in panca dovranno essercene (almeno) altrettanti per i cambi. Quali giocatori del campionato appena concluso avrebbero rispettato questi parametri? Solo 5. Armand Demalija (98), Alessandro Manti (97), Giorgio De Vincenzi (97), Mosè Guercilena (96) e Francesco Filomeno (96). Piccolo dettaglio: nessuno di questi (tranne, per contingenza, Demalija e Filomeno) è stato un titolare. Traduzione: la squadra va ribaltata come un calzino. E, in questo senso, servirà la competenza dell’appena ufficializzato Giorgio Scapini per perlustrare quanto attualmente offre il controverso settore giovanile tigrotto.

Se fosse Serie C, la carta di identità avrebbe un peso differente. E il portafoglio pure. Più facile quindi trovare spazio per Marito Santana, Giampaolo Calzi (pronto a quasi tutto pur di tornare) e per il capitano Michele Ferri con cui c’è un accordo sulla parola per il rinnovo. Ma tutto è nelle mani di Salvatore Asmini e Sandro Turotti che (a occhio e croce) non sembrano particolarmente inclini ai sentimentalismi. Vedi congedo dopo 21 anni del segretario storico Saverio Granato. Ma, sia chiaro, questa è solo una sensazione. La digressione di cui sopra serve a sottolineare come sia praticamente impossibile costruire uno chassis da Serie D per poi montare (nel caso) una carrozzeria da Lega Pro. I telai sono troppo differenti. E non di poco.

Gira e rigira si finisce quindi sempre lì. Alla categoria di competenza. Posto che entro il 24 giugno andrà presentata in prima istanza alla FIGC la documentazione necessaria all’ottenimento della Licenza Nazionale (sulla base di requisiti economico/finanziari, infrastrutturali ed organizzativi), il solco tra dilettantismo e professionismo è molto ampio. E caratterizzato da due pietre di inciampo: le sanzioni per illecito sportivo (ovvero i 3 punti di penalizzazione) e i 250 mila euro di “fondo perduto”. Ostacoli che in via Cà Bianca si augurano di aggirare nel caso in cui i vertici federali fossero “costretti” a reintegrare alcuni club a completamento organici. Ipotesi remota (ma fino ad un certo punto) che presupporrebbe però di attendere sviluppi non prima di agosto. La Pro Patria può permettersi di aspettare fino ad allora?

 Giovanni Castiglioni