La sconfitta di coppa lascia un retrogusto amaro ai tifosi di Varese, sia per il mancato successo, forse assaporato in un finale vissuto prima volando sulle ali di Eyenga poi rincorrendo un vantaggio mai riacquistato in una illusoria serie di falli sistematici, sia per lo strascico di ombre che la Openjobmetis continua a portarsi dietro da ormai una settimana.

Le parole di Moretti lasciano infatti molti dubbi riguardo alle gerarchie del roster biancorosso: Cavaliero sembra aver preso il posto di un Johnson sempre più evanescente nello spot di guardia e anche altri ruoli sembrano in discussione, a partire da quello di pivot occupato da un Oderah Anosike che, dopo un inizio scintillante (nettamente il migliore nell’esordio a Sassari), ha perso smalto e ieri è rimasto in campo per soli 4 minuti a causa di un presunto problema alla schiena accusato poco prima dell’inizio della partita. Una presenza sotto canestro, quella del pivot nigeriano, che sarebbe servita enormemente, considerato il dominio a rimbalzo del Paok (17 rimbalzi offensivi contro 9, 51 totali contro 35, nessun punto da seconda opportunità per Varese) e l’ingombrante presenza sotto canestro di Glyniadakis, che ha caricato di falli i lunghi varesini, costretti anzitempo ad abbandonare la partita.

Anche Maynor, seduto al banco degli imputati da quasi tutta la stagione, non ha certamente disputato una prova da ricordare, smazzando “solo” 4 assistenze e tirando male dal campo. Da preferirgli Avramovic che, nonostante qualche ingenuità di troppo in gestione, ha dato vivacità allo statico attacco di Varese, sfidando al ferro i lunghi greci e chiudendo con il plus-minus più alto di tutta la squadra.

In generale, a Varese in questo periodo sta mancando quella brillantezza offensiva che ci si potrebbe aspettare con un direttore d’orchestra come Maynor: in mancanza di questa, è necessario aumentare i ritmi per poter colpire in transizione, situazione in cui Eyenga e Avramovic hanno dimostrato più volte di essere letali, ma il resto della squadra sembra non avere le caratteristiche adatte per sostenere un ritmo più elevato.
Sarebbe interessante vedere più spesso il quintetto piccolo con Eyenga da 4 e Kangur da 5, che ieri, utilizzato per necessità, è stata la virtù più utile del secondo tempo di Varese. Chissà, forse proprio contro quella Avellino che fa del duo sotto canestro Fesenko-Cusin uno dei suoi maggiori punti di forza.

Marco Mastrorilli