Maledizione del 18 dicembre. Data in cui la Pro Patria non ha mai vinto (6 pareggi e, con quella di ieri, 7 sconfitte) e che la Chiesa ha canonizzato a San Graziano di Tours, protettore (pare) di chi cerca gli oggetti smarriti. A consultare prima il calendario (forse), si evitava un viaggio a vuoto a Darfo dove lo smarrimento biancoblu è stato la causa (più che l’effetto) di una sconfitta che ha l’amarissimo retrogusto di un’inattesa lezione. “Noi non siamo quelli di oggi” ha confidato a fine gara Riccardo Colombo. Verissimo. E le precedenti 8 vittorie in striscia sono lì a testimoniarlo. Ma la crisi di identità non basta a giustificare un rovescio che (classifica alla mano) riporta indietro i tigrotti al 23 ottobre: meno 9 dal Monza allora, meno 9 oggi. Davvero frustrante per chi, nel frattempo, ha eguagliato un record che faceva la muffa da 75 anni.

Assorbita l’incazzatura (francesismo sdoganato in Val Camonica dal DS Turotti), la prestazione di ieri (più ancora del risultato), andrà però sfruculiata a dovere. “La differenza tra la Pro Patria e le altre formazioni di testa? Forse, ha qualcosa meno davanti”. Parole e musica di Ivan Del Prato, tecnico del Darfo non certo imputabile di opinioni interessate.
Settimo attacco del girone, 25 reti realizzate in 17 giornate, 19 meno del Monza, 10 del Ciliverghe, 8 della Pergolettese. Non serve molto altro per fotografare il gap con il vertice. Perché la qualità del gioco non può sempre sopperire alla mancanza di un bomber spaccaporte (soprattutto quando, come ieri, mancano ritmo e brillantezza atletica). E perché con Bortoluz, Cappai (e Mauri) ai box, Casiraghi non può certo essere la soluzione. Quindi? Se la risposta non è nella rosa attuale, va forse ricercata fuori?
A sensazione, Turotti potrebbe già avere qualche nome caldo per gennaio. In attesa di capire se (e come) Godot Cappai rientrerà in gruppo dopo Santo Stefano. Dovesse esserci il minimo dubbio sul pieno recupero del sardo per la supersfida dell’8 con la Virtus Bergamo, siamo certi che la società attiverebbe l’opzione mercato. Auspicando (va da sé) che il girone di ritorno possa bastare a colmare la differenza con il vertice. Impresa oggettivamente soverchia ma (augurio), non impossibile.

Quando nel 1940/41 la Pro Patria mise insieme 8 vittorie consecutive, la serie ebbe inizio con un 2-1 interno con il Seregno (come questa volta) e terminò con un 1-0 in trasferta (allora a Varese, oggi, anzi, ieri a Darfo). Scherzi del destino e della statistica che (chissà) potrebbero anche continuare. Perché dopo quella sconfitta ci furono altri 7 successi filati. Aggrapparsi alla storia non può e non deve però bastare. Per credere nella rimonta si può dare di più.

Giovanni Castiglioni