Sensazioni o poco più. Ma l’alba di una nuova stagione non può che suscitare qualche azzardo e qualche riflessione. Cinque cose che abbiamo imparato dal raduno di ieri mattina.
1) Una Pro Patria così strutturata (forse) non c’è mai stata. Almeno in epoche recenti. Dal DG Asmini allo staff tecnico passando per tutti i ruoli intermedi. Non meno di una ventina di persone costantemente coinvolte nel progetto biancoblu. Un impegno importante (immaginiamo, anche dal punto di vista economico) che presuppone tempo e rodaggio adeguati. Evitando (magari) qualche piccola sfasatura vista ieri al battesimo stagionale.
2) Tra avere e non avere un DS c’è una bella differenza. La qualità della squadra è (ovviamente) ancora tutta da valutare, ma il lavoro di Turotti è evidente al di là di ogni ragionevole dubbio. Sicuramente il gruppo di base è stato costruito con mestiere. E senza gli acquisti in stock del recente passato. Vista la residua incertezza per la categoria, non era poi così scontato.
3) La squadra è più pronta di quanto ci si potesse immaginare. Soprattutto (ed è la realtà attuale), in caso di Serie D. La dozzina di under e la manciata di over a disposizione di Bonazzi, costituiscono già uno scheletro di formazione con un’identità di fondo. A cui il tecnico seriano dovrà dare un’anima. E a proposito del mister, le parole rimangono poche e misurate. Di solito un buon segno.
4) Josip Santic indiscusso numero uno. Santana a parte (ci mancherebbe), il bosniaco ha già scalato la classifica di gradimento di questo avvio di stagione. Grazie alla personalissima claque giunta al raduno con una macchina dalla targa inequivocabile (BIH). Unica vera nota di colore del primo giorno di scuola tigrotto. Insieme al miglior amico (a 4 zampe) della presidentessa Patrizia Testa.
5) Tre tifosi al primo allenamento non si erano mai visti. Neanche nei momenti più bui. O nella paradossale estate 2015. Ok la mattinata feriale, la poca pubblicità e la contingenza non proprio favorevole. Ma il richiamo dello “Speroni”, una volta, era un’altra cosa. Bisogna ricostruire dalle macerie delle ultime stagioni. Non sarà facile. Ma da qualche parte bisognerà pur ripartire. La Pro Patria ricomincia da (quei) tre.
Giovanni Castiglioni