In sessant’anni di storia la Robur Saronno si è messa alla spalle diverse estati difficoltose, certamente travagliate, probabilmente dolorose. Quella del 2016, però, entra di diritto nel ristretto novero di “quelle più”: più difficoltose, più complicate, sicuramente più problematiche e dolorose. Mai, prima del giugno scorso, la Robur Saronno era stata infatti costretta rinunciare ad un campionato vinto, con merito e tra applausi unanimi, sul campo. Mai, prima del giugno scorso, il club biancoazzurro aveva, suo malgrado, dovuto chiedere scusa, abbassare la testa, sibilare un rabbioso: “Non ce la facciamo proprio…” e, in buon ordine, ritirarsi.

Mai… E il senso di un passato in qualche modo calpestato traspare in tutte le parole di Ezio Vaghi, presidente, anima, faro e punto di riferimento del club saronnese.
“Una tarda primavera e – dice con un filo di voce Vaghi -, un’estate da dimenticare o, se volete, da ricordare in modo imperituro come esempio classico di una vicenda dai connotati fortemente negativi. Purtroppo, però, di fronte alla vergogna di chiedere scusa e fare un passo indietro ha prevalso la “ragion di stato”, che nel nostro caso ha un significato tanto preciso, quanto enorme: sopravvivenza. Di fronte al dilemma: affrontare la serie B2 conquistata sul campo col rischio, praticamente certo, di sparire dalla carta geografica del basket nazionale o ripartire con umiltà e dignità ancora dalla serie C1 non abbiamo avuto il minimo dubbio. Meglio, tutta la vita, abitare al piano inferiore. Anche perché, dico tutta la verità, stante le condizioni attuali la serie B2, per una società come la nostra, rappresenterà per molto tempo una specie di Everest irraggiungibile perchèé il “gap” tra serie C Gold e serie B2 si è fatto davvero troppo ampio e proibitivo per società che vivono la pallacanestro in modo professionale, serio, ma non professionistico. Una dimensione che, ribadisco con forza, dovrebbe essere quella normalmente in uso in serie C”.

Dalla magica notte stellata di Piadena al tunnel buio che vi ha ricacciato al punto di partenza: cos’è successo, una volta per tutte?
“Detto con grande semplicità: il salto in B, di sole spese vive – parametri, costi per la trasferte, adeguamento dei rimborsi spese e tasse gare -, ci sarebbe costato un “bel” 50.000 euro in più. Per non parlare delle spese accessorie che, per esperienza, avrebbero fatto da sicuro corollario. Una cifra che non era nella nostra disponibilità ed è ulteriormente mancata a causa delle difficoltà economiche vissute da alcuni amici che negli ultimi anni si erano sempre offerti di darci una mano senza chiedere nulla in cambio. Messi al muro da questa situazione, abbiamo subito inviato la lettera di rinuncia alla Federazione. Un atteggiamento che, credo, sia più dignitoso e onesto che partecipare ad un campionato “in apnea” dichiarata, creando difficoltà a noi stessi e a tutte le avversarie”.

Da ex-dirigente federale, che cosa le ha insegnato questa vicenda e, soprattutto, quali sono i suggerimenti che si sente di regalare ad un ambiente che, malato di gigantismo, accusa crescenti difficoltà?
“Insegnamenti, in verità, piuttosto pochi perchè – puntualizza il numero uno saronnese -, già alcuni anni fa avevo posto all’ordine del giorno alcuni punti critici che, ignorati, si sono puntualmente realizzati. Peraltro ai nostri danni. Quindi, se vogliamo, la nostra è stata una specie di “morte sportiva annunciata” anche perchè di parametri e costi spaventosamente in ascesa nonostante la crisi economica si discute da diverso tempo. Detto questo, aggiungo che le mie proposte sono tali e quali a quelle formulate a suo tempo: allargamento della serie B2 a sei gironi, per un totale di 96 squadre sul piano nazionale, quindi minori costi già calcolati per parametri e certamente trasferte più vicine con spese più abbordabili. Una situazione che io reputo possa fare da “cuscinetto” per le squadre che arrivano dalla C1 e da rampa di lancio calcolata per i club che invece vogliono prepararsi al salto in serie A2. Oggi, invece, il salto verso entrambe le categorie rischia di essere traumatico e, in tantissimi casi, addirittura mortale sotto il profilo sportivo”.

In conclusione: tra pochi giorni ricomincia l’attività: da cosa ripartirà la sua Robur Saronno?
“Dal buon senso che ha sempre contraddistinto il nostro percorso ed il nostro modo di agire nel basket. Siamo riusciti a confermare buona parte del gruppo vincente dello scorso anno, garantendoci così esperienza, competitività, qualità tecniche e umane. Ci hanno lasciato solo quei giocatori che, per ragioni comprensibili, hanno avuto fra le mani proposte ghiotte, irrinunciabili. Sto parlando di Petrosino, che ha scelto di andare a Oleggio e giocare in quella B2 che aveva festeggiato sul campo e Minoli il quale, giovane e giustamente ambizioso, ha seguito coach Piazza a Pavia, in un club che, insieme a Vigevano, sembra destinato a fare corsa a due per la promozione in B. Saronno permettendo – conclude con un pizzico di sapida ironia Ezio Vaghi…”.

 

Massimo Turconi