Insegnante, istruttore, allenatore ex assesore comunale allo sport e attuale delegato provinciale del Coni, Marco Caccianiga a breve tornerà a far parte della famiglia biancorossa. Ideatore del “Progetto Bimbo“, ha rivestito un ruolo chiave nella rinascita del club nel 2004 ed è stato uno dei punti di riferimento del settore giovanile sino all’anno del nuovo fallimento, estate 2015. Poi è approdato altrove, prima al Rugby Varese e poi al Morazzone.
CacciaPerché il ritorno a casa?
“Non tornerò a far parte della Scuola Calcio, che oramai con Cosimo Bufano è cresciuta tantissimo, va da sola e non ha bisogno di aiuti. L’ha condotta a livelli di conoscenza straordinaria. Io mi occuperò esclusivamente della parte didattica e non di quella agonistica. Quindi curerò i bambini che non giocano ancora le partite. Mi occuperò dei più piccoli sino agli 8 anni di età, a quel punto per me diventano adulti”.
Perché questa scelta?
“Perché di quel mondo non condivido alcune scelte e situazioni. Il gentore è un valore aggiunto e bisogna lavorare anche su di loro. Negli anni al Varese, la maggior parte di loro hanno compreso il valore della vittoria, che è rendere per quello che si è. In 11 anni mi sono consumato per questo discorso e i miei punti di riferimento sono stati Don Alessio Albertini, che ha appezzato molto il mio lavoro, e Alessio De Carli che ha ideato l’iniziativa Edugol per Pulcini ed Esordienti. I genitori non devono guardare i gol, ma gli atteggiamenti del figlio. Purtroppo anche a livello di Piccoli Amici ho visto bimbi assatanati. Se ti chiami scuola calcio devi educare. Fino a 10 anni si impara a costruire l’azione e il bambino si diverte non se vince, ma se riesce a toccare la palla. Sulla scia del Progetto Bimbo, a Porto Ceresio abbiamo fatto nascere il Progetto Pallina”.
Si conclude la tua esperienza al Morazzone…
“Un’esperienza bellissima dove o conosciuto persone fantastiche come Conte, Magnoni, Milani e Colombo. Sono nato e cresciuto a Varese, sono più un uomo di sport mentre loro sono una società puramente calcistica. Non è il mio mondo”.
Caccianiga_ErmolliCosa dire sull’anno al Rugby Varese?
“Stagione straordinaria perché mi sono ritrovato abbeverato e ho visto tanti principi educativi. Dal punto di vista motorio, il calcio è lo sport in assoluto migliore perché è il più completo, ma a 10 anni l’ingranaggio si rompe; nel rugby questo non succede. Non si prescinde mai nell’aspetto educativo e i genitori si accapigliano solo per offrire la birra a fine partita. Io ho la propensione più sportiva che calcistica”.
Da qui il camp multisport del Varese…
“Partirà il 21 agosto e si concluderà il primo settembre. I bimbi andranno in bici, si cimenteranno col tiro con l’arco, il rugby, la pallacanestro e la pallavolo, l’hockey e naturalmente anche il calcio. Ci saranno anche uscite in piscina. Questo per regalare loro un’esperienza diversa, anche perché lo stadio può essere altro, anche pista di atletica e di ciclismo”.
CaccianigaCapitolo Coni. Se il delegato provinciale…
“Un incarico che mi entuusiasma, a titolo gratuito. Sono venuto in contatto con tante realtà e personaggi che magari non emergono e che invece meriterebbero di essere messi in prima pagina. Parlo dell’Accademia Bustese di pattinaggio, della Scherma Gallaratese, del Twerling di Buguggiate e di tanti altri sport minori che da fuori non riesci a capire la passione che mettono in quello che fanno. Ho incontrato persone mi hanno stupito per la loro competenza”.
Cosa ti hanno lasciato il prof. Speroni e Martino?
“Alfredo è stato il mio maestro. Quando Sean Sogliano, nel 2004, mi chiese di essere responsabile della scuola calcio del Varese, io mi affidai a lui. E’ stato il mio guru, mi ha dato una marcia in più e perderlo è stato un duro colpo. Io e lui nella gestione, Piatti nella caccia bimbisegreteria e Scalamandré nell’organizzazione… ci definivamo i fantastici quattro. Per noi lui era una maestro fuori dal campo. E’ uno dei tanti angeli custodi del Varese, come Martino che rappresenta il calcio vissuto come piace a noi: per far gruppo, per far festa, per fare merenda insieme mangiando torte. Per come è venuto a mancare non si può misurare il dolore. Lo ricordiamo sempre nel modo in cui va fatto: con feste e sorrisi. Rientra nella Hall of Fame dei nostri santi protettori così come nonno Peo e tanti altri”.

Elisa Cascioli