Il derby con Milano non è una partita come tutte le altre e mai lo sarà. Da un lato per la rivalità storica tra le due compagini, dall’altro perché – nel periodo attuale – l’Olimpia non ha eguali per potenza economica e forza del roster. Ecco perché l’atteggiamento di chi si reca in trasferta sul parquet del Forum (domenica alle 20.45) non può che essere quello di chi cerca di fare il massimo possibile senza particolari aspettative:

«Non neghiamo che quella di domenica – ha spiegato coach Caja – sia una partita molto difficile: non abbiamo la pressione di dover fare assolutamente risultato, ma abbiamo il dovere di fare la nostra miglior partita possibile. Milano ha grandi qualità soprattutto fisiche e atletiche, con una grande varietà di soluzioni».

«Si tratta della società – ha proseguito Caja – più importante in Italia ora come ora e Pianigiani è un grande allenatore: l’ho conosciuto quando era in nazionale e conosco il suo valore. Il Forum poi è un Palazzetto in cui è bello giocare. Tutte queste situazioni devono essere uno stimolo per noi nell’affrontare la partita con la giusta volontà e la giusta carica, con la voglia di confrontarsi con quelli che a detta di tutti sono i più forti».

Dopo la sconfitta con Venezia, quali sono gli aspetti su cui Caja e il suo staff hanno lavorato di più? «Abbiamo puntualizzato alcune cose che non erano andate bene per trovare qualche aggiustamento. Abbiamo spinto sul discorso – ha risposto il coach – di avere qualche situazione in più in campo aperto, di tramutare il lavoro difensivo in situazioni di contropiede. A difesa schierata abbiamo certe armi, per cui magari ci è più congeniale giocare tre contro tre che cinque contro cinque».

«Bisogna anche – ha continuato Caja – essere smaliziati e capire meglio quali sono le forze dell’avversario: se ci sono grandi tiratori bisogna rischiare di più nell’uno contro uno. Alcuni nostri giocatori non conoscono bene il campionato e gli avversari, ma sono molto attenti alle indicazioni che forniamo loro. Per esempio tra il marcare Goudelock e il marcare Micov c’è una differenza e questo in campo va tenuto presente».

Tra i giocatori più in ombra nell’esordio casalingo c’è stato sicuramente Cameron Wells, che ha chiuso la partita con 0/6 al tiro: «Ha avuto un precampionato un po’ sfortunato. Non voglio caricarlo di responsabilità, ma lui ci deve dare quel qualcosa in più in attacco. Già questa settimana in allenamento l’ho visto meglio. Non avendo giocatori che possano svoltarci singolarmente una partita abbiamo bisogno del massimo contributo da tutti, soprattutto dal playmaker».

Caja è anche un ex di questa partita: «Quando io ero a Milano c’erano dei budget limitati, è passato tanto tempo. La stagione con sponsor Pippo fu un anno positivo, ma ricordo anche il 2006 perché fu l’ultima annata con Armani sponsor prima che acquistasse il club. Dimostravano già questa grande passione che li ha portati a fare cose incredibili: la loro operazione più importante è stata fatta a livello di pubblico perché hanno sempre diecimila persone e questo è un fattore».

In conclusione, il tecnico ha anche raccontato dell’incontro tra i suoi giocatori e Bob Morse: «Penso che il suo intervento sia stato piacevole, i giocatori lo ascoltavano con attenzione. Sono anche andati a vedersi i video per capire quello che Morse ha rappresentato. Tutto questo aiuta a capire cos’è Varese: hanno incontrato dal vivo una persona, tra l’altro statunitense, che ha avuto un ruolo importante nell’ottenimento di quegli stendardi che vedono tutti i giorni sul soffitto del Palazzetto. Penso che anche questa sarà una motivazione in più».

Filippo Antonelli