Occhi puntati su Alessio Dionisi, il giovane allenatore classe 1980, ex Varese, che quest’anno si è reso protagonista in Serie D guidando il Borgosesia, squadra che puntava ad una salvezza tranquilla, e che invece ha disputato un campionato di vertice arrivando sino alla semifinale playoff.
La carriera di Dionisi è partita nel club della sua città natale, Siena, col quale giocato nel Settore Giovanile mentre la squadra era in C1 e poi il passaggio in prima squadra per sei mesi nel 2000 venendo girato in prestito nel gennaio del 2011 al Voghera, in Serie D dove ha giocato fino al 2005 quando è approdato nel Varese. In maglia biancorossa ha festeggiato la promozione in C2 con Mangia in panchina, allenatore che poi lo ha voluto alla Tritium e all’Ivrea.
Nel 2009 è tornato alla Tritium dove ha giocato fino al 2012, quando è passato alla Sambonifacese. Nella stagione 2013/2014 ha giocato a Verbania prima di passare all’Olginatese. Poi la decisione di appendere le scarpe al chiodo e di fare un grande passo: diventare allenatore. A dargli il primo incarico è stata proprio l’Olginatese, club di Serie D.
Legatissimo al Varese per il suo passato in biancorosso, il tecnico toscano domenica scorsa era presente al “Franco Ossola” ad assistere al match con la Caronnese dopo che sabato sera il Gozzano aveva inflitto alla sua squadra il primo stop casalingo dell’anno che è costato l’eliminazione.

Cosa prevedi per la finale Varese-Gozzano?
“Il Varese è avvantaggiato per la classifica, però il Gozzano l’ho visto veramente in forma. Contro di noi è stata una gara equilibrata. Non credo che sarà una bella partita, non prevedo ritmi altissimi; le motivazioni faranno tanto. E’ una finale che però non mette in palio una promozione, dunque sarà fondamentale la testa”.

Varese-Borgosesia 01 Dionisi RamellaTi sarebbe piaciuto tornare a Masnago a giocarti la finalissima?
“Lo desideravo tanto perché sarebbe stata la giusta chiusura della nostra stagione che fondamentalmente è partita proprio dal 3-0 di Varese; è da quel risultato che hanno iniziato a parlare di noi. Potevamo chiudere il ciclo mettendo una ciliegina sulla torta, peccato. Siamo stati la squadra rivelazione arrivando terzi a sorpresa, il valore della squadra lo dà un campionato, non una partita secca”.

Assisterai al match?
“No, non credo ci sarò perché domenica scorsa sono venuto esclusivamente per guardarmi la partita, ma qualche tifoso mi ha associato alla panchina e non voglio creare questo tipo di fraintendimenti”.

Datti un voto come allenatore…
“Sono soddisfatto del mio lavoro. Sinceramente mi aspettavo una classifica meno bella. La speranza era stare nella metà alta. Se l’annata è stata positiva il merito è dei ragazzi perché in campo ci vanno loro. Ho un po’ di rammarico per come è finita perché volevamo essere secondi. Non avendo vinto col Cuneo abbiamo perso le speranze di chiudere in testa e ciò ci ha portato a non scendere in campo con la mentalità giusta nell’ultima partita”.

Qual è l’allenatore che ammiri di più?
“Non mi ispiro a nessuno però credo si possa carpire qualcosa da tutti quelli che allenano da tanto tempo. Sono bravi Allegri, Conte, Ancelotti, gli italiani sanno fare la differenza. Tra quelli passati a Varese credo che Maran sia tra i migliori”.

Domenica si giocano anche i playout…
“Quelli sì che sono tosti. Ad oggi non li ho mai giocati nè da allenatore, nè da giocatore e spero di non gufarmela.  Lì c’è una tensione diversa perché ti giochi veramente tutto. Legnano e Bustese non credevo ce la facessero e invece sono lì. Il Legnano ha disputato un finale di stagione da alta classifica, la Bustese la vedo un po’ più attrezzata, ma non mi sbilancio nel pronostico; penso invece che la Varesina contro il Verbania ce la possa fare anche in virtù del vantaggio di giocare in casa, non per il pubblico, ma per i due risultati a disposizione”.

Chi allenerai l’anno prossimo?
“Non lo so. Ho avuto la fortuna che la squadra ha fatto molto bene e non nascondo che qualche chiamata l’ho ricevuta, ma la precedenza va al Borgosesia. Ci siamo già parlati e vorrei che l’obiettivo fosse diverso dalla salvezza. Ho chiesto di cambiare o di potermi guardare intorno. Aspetto la decisione della società alla quale sono riconoscente perché ha creduto molto in me”.

Elisa Cascioli