Una seconda pelle tatuata sulla propria. Gli ultimi nove anni passati da Filippo Rovera nella prima squadra e, prima ancora, l’esordio senior con l’allora Campus marchiato Coelsanus. Tanti anni, tante emozioni, tante partite e tanti parquet in giro per l’Italia compreso quest’ultimo, tormentato, anno con tante noie fisiche ad impedire all’ala di Casciago di esprimere pienamente il proprio talento: “Diciamo che in generale ho qualche problemino coi tendini e la schiena un po’ ballerina dopo tutti questi anni. In questa stagione, invece, è stato il bicipite femorale che mi ha tenuto fermo a lungo prima appena dopo Natale, poi nel finale di campionato”.
Leggiamo un po’ tra le righe: può esser stata la tua ultima stagione?
“Al momento penso che per l’anno prossimo il mio sia più un no che un sì. E’ una scelta ovviamente sofferta perchè decisioni del genere non le si prendono certo a cuor leggero dopo una vita per il basket e dopo che questo sport mi ha dato veramente tanto. Direi che la tendenza è quella di seguire anche il corpo: ecco, direi che a oggi è un 95% smetto, ma lasciamo una porta aperta al dubbio”.
Per certi versi un destino comune a quello di tuo fratello, come percorso, ma soprattutto con un ritiro abbastanza precoce.
“Direi di sì dato che ho compiuto 31 anni settimana scorsa (nato il 9 maggio, ndr) mentre Martino si è ritirato mentre andava per i 33 anni. Per un vero giocatore professionista è presto ritirarsi così giovani, ma per chi come noi studia o lavora decidere di diminuire gli impegni, a volte, è necessario”.
Immagino che dietro questa decisione ci sia anche un progetto sul tuo domani.
“La Robur è sempre stata e sempre sarà la mia seconda famiglia, ma penso sia venuto il momento di portare avanti tanti progetti collegati anche ai miei studi (Filippo è laureato in disegno industriale al Politecnico di Milano, ndr). Ho in mente tante cose e vorrei sviluppare questo lato: ho investito tanto anche in questo lavoro e le idee che ho in mente richiedono tanto tempo. Forse a 31 anni è il momento giusto…”.
Diamo uno sguardo alla tua carriera dallo specchietto retrovisore: quali sono i ricordi più dolci?
“Pur non avendo giocato la finale, sicuramente la vittoria della Coppa Italia di categoria: è stato il culmine di un percorso di un anno. Poi aggiungerei le semifinali playoff giocate con la Robur: ci è mancato qualche cosa per raggiungere la finale… Ecco, se dovessi indicare proprio un momento specifico non saprei cosa dire. Il bello di questi anni è che siamo sempre stati una squadra di amici”.
Caro Filippo, ci mancherai con quel tuo sorriso sempre ben stampato anche nei momenti difficili, con quel tuo primo passo che tante volte ti ha fatto volare a canestro in terzo tempo e che, ora, userai per raggiungere altre mete professionali. In bocca al lupo!
Matteo Gallo