Sul parquet di Siena, per la decima giornata di campionato, di fronte a lui c’era un asso come Darren Daye, l’uomo che soltanto tre anni prima aveva condotto Pesaro allo scudetto superando in finale proprio Varese, peraltro messa ko dall’infortunio al ginocchio di Meo Sacchetti.

Eppure, quel 5 dicembre 1993, nel guidare la sua Cagiva al successo esterno per 108 a 106, Arijan Komazec (perché è a lui che dedichiamo questo nostro spazio della memoria) mise in scena una prestazione da leccarsi i baffi.

Volete sapere quale fu il suo bottino? L’asso croato restò in campo per tutti e 45 i minuti di una partita decisa al supplementare, realizzando la bellezza di 41 punti. Ancora più impressionanti le percentuali: 11 canestri su 15 tentativi da due punti e 10 su 10 nelle conclusioni ai tiri liberi, per uno speciale 43 di valutazione!

Ecco, soprattutto nelle sue prime due stagioni in maglia biancorossa (poi ritornò per la parte finale del campionato 97/98), Arijan era quel tipo di giocatore: straordinario! Forse, con Bob Morse e con il VeljkoMrsic dell’anno della stella, la miglior ala nella storia della Pallacanestro Varese.

Lo vedemmo la prima volta in quel di Pila, nell’estate del ’93: dopo il fallimento dell’anno dei Masetti e Brusamarelloche avrebbero dovuto dominare, ma non lo fecero, l’A2 dove Varese era inopinatamente scesa, coach Rusconi stava rifondando il quintetto biancorosso. Poteva contare su una perla quale Andrea Meneghin – allora diciannovenne, ma col talento e il piglio per essere già protagonista – e altri ragazzi italiani di pregio come Paolo Conti, Davide Bianchi e i due playmaker Gianantonio Bulgheroni e Daniele Biganzoli.

Un gruppo che si forgiò con una preparazione piena di duri allenamenti atletici sui saliscendi delle montagne valdostane. Arrivammo in quella località per seguire la preseason: nei nostri occhi c’è ancora l’immagine di Komazec – ingaggiato dal gmCapellari dopo un’annata difficile al Panathinaikos di Atene – che seguiva a puntino tutte le indicazioni di Dodo Rusconi.

L’effetto fu un campionato spettacolare, con questo gruppo di ragazzi, cui s’aggiunse un lungo Usa tutto battaglia e poca tecnica come Mark Buford, che mise in mostra un basket spumeggiante, guadagnandosi la promozione e mettendo paura alla Fortitudo Bologna nei playoff per il titolo (sì, allora, la vincente dell’A2 poteva giocarsi lo scudetto).

Arijan poi scelse altre strade, mai in verità riproponendosi a quei livelli di gioco. Per due anni, però, Varese poté gioire con lui e i suoi lampi di classe cestistica.

 Antonio Franzi