Si presenta elegantissimo con tutta la sua famiglia, sua moglie e i suoi due bambini, Massimo Bulleri è emozionato al giusto, pronto a ripercorrere la sua lunga carriera di successi prima di dare il suo addio definitivo al basket giocato, domenica prossima sul parquet di Torino.
Stamattina, sul parquet del PalA2A, si sono radunati in tanti per omaggiarlo, vecchi amici e  coach che hanno fatto la storia, hanno raccontato dei momenti particolari della sua vita.
“Il suo tiro è diventato un marchio di fabbrica che oggi i ragazzini provano ad imitare – hanno raccontato -. Sapete come è nato? Perché ha avuto un infortunio al piede, a Mestre in Serie B, e in quei mesi in cui non si allenava ha ribaltato tutta la sua tecnica di tiro arrivando a percentuali del tutto diverse da quelle precedenti”.

Queste le parole di Denis Marconato: “Insieme a lui ho vinto una medaglia olimpica ed è difficile trovare giocatori così che ti spingono sempre a dare qualcosa di più. Tra noi due c’era grande feeling e in campo si vedeva. Siamo migliorati insieme. Con la sua grinta, sia in difesa che in attacco, trascinava la squadra”.

Presente anche coach Recalcati: “Io l’ho conosciuto prima da avversario e su di lui si doveva preparare la partita. In Nazionale ci trovammo a costruire un gruppo nuovo e mi convinse ad escludere Pozzecco. Era una squadra meno talentuosa, ma più completa e vincemmo il bronzo. Ricordo l’episodio in cui dovemmo scaricare i bagagli dal pullman da soli passandoceli mano per mano e l’idea fu proprio sua per fare prima. Arrivammo in albergo alle tre di mattina e il giorno dopo vincemmo la partita. E’ stato utile in qualunque momento senza dimenticare tutto quello che ha fatto in campo”.
Queste le parole di Dino Meneghin: “Perché smettere? Eri in rampa di lancio – gli dice -, sei ancora giovane. Lui ha acceso la passione dei tifosi di tutta Italia. Spero rimanga nell’ambiente per dare forza d’animo e intelligenza alla pallacanestro”.

Non poteva mancare tutta la Pallacanestro Varese, presente al gran completo: “Grazie per quello che mi hai lasciato – le parole del capitano Ferrero -. Mi hai detto che in una squadra c’è sempre bisogno di tutti e mi ha segnato particolarmente”.
“Avrò sempre il rammarico di non averlo a disposizione quella stagione a Milano in cui arrivai in corsa e lui si fece male alla caviglia – ricorda Attilio Caja -. Quest’anno sono arrivato che eravamo ultimi in classifica, giocavamo di lunedì ed era una sfida dalla quale ripartire. La sua prestazione fu importantissima. Grazie di cuore”.

Infine è toccato a Toto Bulgheroni, membro del Cda della Pallacanestro Varese: “Questa estate Coldebella mi ha proposto di farlo allenare con noi e poi anche di tenerlo e io sinceramente avevo timore perché pensavo a quella che poteva essere la sua accoglienza da parte dei tifosi. Invece hanno dimostrato di essere un pubblico che sa apprezzare le cose al di là del tifo e non a caso domenica scorsa lo hanno applaudito e salutato con calore. Per me è un motivo di orgoglio enorme”.

“Io ero restio nell’organizzare qualcosa e invece è stato bello ripercorrere il mio lungo viaggio fatto di tanti ricordi ed emozioni forti. Ringrazio la mia famiglia, i miei agenti, i miei compagni, i miei allenatori e la Pallacanestro Varese”.
La decisione di Bulleri di uscire di scena all’età di 39 anni priva il campionato e il basket italiano di uno dei suoi massimi protagonisti a livello nazionale e internazionale. Bulleri termina l’esperienza agonistica dopo aver conquistato con Treviso due scudetti, quattro coppa Italia, due Supercoppa Italiana mentre con la maglia della Nazionale ha vinto uno storico argento all’Olimpiade di Atene 2004, un bronzo all’Europeo di Svezia 2003 e un bronzo ai Giochi del Mediterraneo a Tunisi nel 2001.

Elisa Cascioli
(foto Blitz – Matteo Milani)