Quinta presentazione in casa Varese, questa volta è il turno di un gradito ritorno in biancorosso: Stan Okoye, approdato a Masnago tre anni fa, ha disputato due stagioni di Legadue prima di ritentare il salto nella massima categoria. Il giocatore statunitense ha incominciato la conferenza stampa raccontando della sua decisione di tornare nella Città Giardino:
«Ho ricevuto una chiamata dal mio agente poco dopo essere tornato a casa. A Udine pensavo di rimanere, la situazione in cui mi trovavo era veramente buona. Però quando è arrivata la proposta ho pensato subito che potesse essere una buona opportunità per diversi motivi: conosco già la città e l’allenatore e inoltre avrei avuto nuovamente la possibilità di cimentarmi con la A1».
Inevitabile domandare al giocatore in cosa si sente cambiato rispetto alla sua prima esperienza varesina: «In questi anni ho lavorato molto – ha risposto l’ala – su cose che mi riuscivano difficili quando tentai l’A1 per la prima volta: sono diventato un tiratore migliore e ho imparato a riconoscere meglio le situazioni che propone la difesa avversaria. Il basket della A2 mi ha dato più consapevolezza di quello che posso fare in campo».
Inizialmente Okoye arrivava per ricoprire il ruolo di ala grande, ma l’arrivo di Hollis lo ha riportato nella posizione di tre: «È quella che preferisco – ha spiegato il giocatore – perché posso correre di più e avvantaggiarmi dal punto di vista fisico. Avendo migliorato il tiro da fuori posso fornire anche una situazione in più ai miei compagni. Difensivamente posso cambiare con l’ala grande sul pick and roll».
Stan a Varese non ha ritrovato solo Caja: c’è anche Matteo Jemoli, con cui ha lavorato anche a Trapani. «Ho un buonissimo rapporto – ha affermato Okoye – con lui perché in questi anni ci siamo sempre sentiti, anche quando non ho giocato per la sua squadra. Mi trovo bene con lui e mi ha aiutato molto a migliorare dal punto di vista tecnico. È uno dei motivi per cui sono tornato qua, è un allenatore molto preparato».
Per Okoye sarà la quarta stagione italiana: è chiaro quindi che lo stile di vita del nostro paese gli si addica. «In America si muovono tutti veloce e pensano per loro stessi: non per egoismo, ma per la mentalità di sopravvivenza e produzione. In Italia ci si rilassa molto di più: anche chi lavora duramente riesce a ritagliarsi del tempo per se stesso e questo aiuta la qualità della vita. È molto meno stressante».
Nella sua prima vita varesina, Okoye si era distinto per l’energia e la grinta. Caratteristiche che non sono cambiate: «Penso di essere un buon giocatore di squadra. Provo anche a trascinare i compagni quando posso: magari non con la voce, ma dando l’esempio attraverso gioco duro ed energia. Come mi trovo con loro? Mi piacciono molto, sappiamo di essere nella stessa fase delle nostre carriere e quindi lavoriamo ognuno per il bene della squadra».
«Sappiamo che – ha continuato Okoye – Caja può tirare fuori il meglio da noi e abbiamo la possibilità di fare molto bene. Il coach prepara molto bene le partita e per cui non dobbiamo fare altro che seguire le sue istruzioni. In queste settimane mi sento di dire che sia andato tutto bene: abbiamo vinto tre volte contro tre squadre diverse per categoria e stili di gioco. Per la stagione dobbiamo mantenere energia e fiducia in noi stessi».
«I roster delle altre squadre? La partenza – ha risposto l’ala – non sarà facile perché Milano è una grande squadra, così come Venezia e Cantù hanno ottimi giocatori. Quelle partite le dobbiamo impostare sulla difesa. Penso già che l’esordio stagionale, contro i campioni d’Italia, ci dia la possibilità di capire cosa possiamo fare in questa stagione».
In conclusione, Okoye ha raccontato della transizione nell’atteggiamento che gli ha permesso di compiere grossi miglioramenti negli ultimi anni: «Adesso in estate lavoro molto di più in palestra rispetto a prima. Durante l’anno bisogna concentrarsi sulla squadra e per cui gli allenamenti sono finalizzati al miglioramento del gioco collettivo. In estate invece abbiamo la possibilità di lavorare su noi stessi e sul nostro gioco individuale e io sto sfruttando meglio che in passato questa chance».
Filippo Antonelli