Un inizio di stagione così da incubo era davvero inaspettato. Metti insieme un allenatore che ha stravinto la Serie D, due attaccanti con una valanga di gol sulle spalle (Longobardi e Molinari), tanti centrocampisti di qualità (Zazzi, Monacizzo, Magrin e Palazzolo) ed è fatta.
Invece il calcio non è un’equazione matematica e oltre ai numeri, al passato e all’acume tecnico, serve altro. È vero che c’è un grave problema nel giovanissimo reparto difensivo che è rimasto privo del giocatore più d’esperienza, Ferri, squalificato per tre giornate per quel rosso in finale playoff col Gozzano che in questo inizio di Serie D il Varese ha pagato a caro prezzo, ma non basta puntare il dito contro l’errore dei singoli, «I giovani dovrebbero giocare se sono bravi e non solo perché sono giovani», il parere di mister Iacolino sul regolamento in vigore, ed eventualmente anche contro chi ha deciso di puntare su di loro commettendo qualche errore di valutazione, i due portieri non hanno dato un minimo di garanzia e la retroguardia è a corto di giocatori (Careccia è adattato a causa dell’infortunio di Ghidoni, sostituito sul mercato da Fratus che non ha impressionato in positivo, oltre al fatto che è del tutto assente un quarto centrale), ma il problema sta anche da un’altra parte.
«A questa squadra mancano le palle e quelle non si allenano» la sentenza di Iacolino, un mister che «non si tocca» come dice il vicepresidente Basile. «Il Varese è grinta, cattiveria e battaglia. Dobbiamo cambiare registro, farlo per i tifosi che sono venuti a sostenerci a Casale nonostante il derby perso. Da qualunque altra parte sarebbe stata contestazione».
Dopo tre giornate, il Varese è inchiodato a un punto in classifica e domenica affronta la lanciatissima Pro Sesto, degli ex Viscomi, Corti e Scapuzzi, che è a punteggio pieno. La partita si giocherà a porte chiuse, questo il provvedimento in seguito ai tafferugli nel derby col Como, perso 1-0. Poi sono arrivati altri quattro gol a Casale, quattro schiaffoni che devono scuotere e non abbattere.
Elisa Cascioli
(foto Ezio Macchi)