No, dai! Dimmi che non è vero. Con l’uomo in più e due volte col doppio vantaggio, la Pro Patria si fa riprendere sul traguardo come una squadra di principianti. Roba non consona a chi insegue la promozione. Javorcic prova a decriptare la partita. Impresa non da poco: “Mi viene difficile commentare la gara per come si è svolta. Prima una grande prestazione. Per un’ora li abbiamo uccisi, tra virgolette. Per di più con le defezioni che c’erano. Ci siamo persi in un bicchiere d’acqua. Dobbiamo fare mea culpa e ragionare in ottica futura. Dobbiamo prenderci le responsabilità. Io per primo”. A occhio e croce la scatola nera del (semi)disastro verrà aperta in settimana: “Dobbiamo recuperare. Abbiamo speso tanto quando si poteva spendere molto meno. Bisogna resettare. Credo sia tutta una questione mentale. E’ molto sottile la linea tra essere bravi ed essere meno bravi. Ma un finale così non fa parte di noi”. Galeotti (inutile sottolinearlo), furono anche i cinque cambi. Forse si stava meglio quando ce n’erano solo tre: “Non è facile entrare a partita in corso. Si è condizionati dal clima della squadra. Certo, mi aspettavo di più da chi è entrato. Mi piace però sottolineare la prova di Marcone. Davvero di livello”.                                                                         

BBAB132E-F796-4B11-81EF-D18F04A095FCPresentarsi in sala stampa in accappatoio è un po’ come mandare un messaggio. Nello specifico, Giacomo Pettarin traduce in abbigli l’inadeguatezza finale della squadra. Provando a teorizzare il potere terapeutico dei pareggi che sembrano sconfitte: “Pensavamo di avere un gruppo maturo ma oggi si sono visti i limiti. Tante ingenuità nostre. E tante sliding doors girate nel verso sbagliato. Ma non facciamo drammi. Ci serva da lezione. Anche se l’abbiamo presa nel didietro”. Dice proprio così. E rende benissimo l’idea.   

Giovanni Castiglioni

LA PARTITA

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