Di tutto e di più. Il calcio è vita per Mauro Milanese che dopo una lunga carriera da giocatore, ha intrapreso la carriera da procuratore prima di diventare direttore sportivo al Varese, poi ds e allenatore al Layton Orient e infine dirigente della sua amata Triestina. L’ex calciatore e ds del Varese, nato e cresciuto appunto a Trieste, ha evitato che il calcio in città fallisse. La sua squadra, nel Girone C di Serie D, ha tentato il salto in Lega Pro e ha macinato la bellenzza di 68 punti che però non sono bastati. A dominare è stato il Mestre, dove gioca l’ex Varese Zecchin, che con 76 punti quando mancano 3 giornate, ha già festeggiato la promozione.

Mauro, che stagione hai vissuto a livello personale?
“E’ stata una bella cosa. Ci tenevo che il calcio a Trieste non sparisse e siamo riusciti a salvarlo. Penso sia una cosa preziosa per la città in generale. C’è la prospettiva di andare in Lega Pro, nel 2018 festeggeremo il centenario e poi il nostro stadio sarà una delle sedi che ospiteranno nel giugno del 2019 il campionato Europeo Under 21. Credo sia un grande risultato. Arriveranno contributi e uno stadio più atraente è un lusso per ogni città”.

Tieni molto alla tua città, Trieste… 
“Ci sono nato e lì è iniziata anche la mia carriera. Ricordo gli anni nel settore giovanile con uno stadio pieno, con 32mila persone. Sono emozioni indelebili e mi spiaceva che uno stadio con quella storia non potesse più avere una squadra. Il mio impegno era di non farla sparire”.

Capitolo campionato. Il Mestre ha già trionfato nel girone C…
“Il nostro dovere lo abbiamo fatto. Con 68 punti saremo primi nella maggior parte dei gironi. Affronteremo i playoff in casa con il vantaggio di due risultati su tre e speriamo nel ripescaggio. Dovessimo vincere, a livello di graduatoria in teoria saremo primi, meritatamente aggiungo. Nell’ultima gara col Mestre abbiamo pareggiato 3-3 rimontando il 3-0 iniziale. Il nostro campionato è stato comunque straordinario”.

Nel Girone A invece è ancora tutto da decidere…
“E’ stato più equilibrato e sinceramente vorrei essere al posto del Varese che può ancora giocarsi il primo posto. Finché la matematica non ti condanna, ci devi credere. Andare in Lega Pro dalla porta principale è la miglior cosa perché a livello economico è molto più oneroso salire tramite il ripescaggio”.

2 marzo 2012 Varese - Vicenza: Maran, Milanese e MontemurroTanti i tuoi ruoli nel mondo del calcio, quale il più difficile?
“Forse quello di procuratore, ma perché non mi si addice per le mie caratteristiche. Oggi c’è una concorrenza altissima, i giocatori pensano tutti di essere fenomeni e di non fare gavetta, i genitori sono convinti di avere in mano i campioni del mondo. Sono cose che vanno contro la mia mentalità e ho fatto fatica. Ho deciso di smettere di giocare e con le mie conoscenze ho intrapreso quella carriera, ma ho capito che non faceva per me. Da calciatore pensavo a me stesso, a stare in forma, adesso invece devo pensare con un’altra testa e non sono io ad andare in campo. Non è facile, ma è la mia strada”.

Capitolo esperienze: quale quella più bella e quale invece quella da dimenticare?
“Tutte e due sono legate al Varese. Quando sono tornato come direttore sportivo, dopo un ciclo vincente con Sannino e Sogliano e dopo che i giocatori migliori se ne erano andati, nessuno ci credeva e invece abbiamo fatto un campionato meraviglioso. Quella Serie B, con Verona e Sampdoria, affrontate ai playoff, era molto più competitiva di quella di oggi. Quella esperienza è stata la più bella e allo stesso tempo la più brutta. Credevo nel miracolo e dopo la fine del sogno con la Sampdoria ho pianto, non mi capitava da tanto e da allora non mi sono scese più lacrime. E’ un emozione che ha lasciato il segno”.

E in campo?
“La soddisfazione più grande è stata l’avere giocato titolare con l’Inter in trasferta contro Real Madrid e Manchester in Coppa Campioni, in quegli stadi storici, e con il compito di marcare due numeri 7 come Raul e Beckham”.

Conosci bene il calcio estero, in particolare quello inglese…
“In Inghilterra si gioca un calcio quasi romantico, con stadi quasi sempre tutti pieni, un gioco duro, veloce, aggressivo ma corretto. Mi ha lasciato stupito perché il calcio è vissuto nella maniera che deve essere, distante da corruzioni e interessi economici”.

Quali sono gli obiettivi di Mauro Milanese?
“Fare le cose seriamente, andare avanti con i mieri principi e riportare la Triestina nei professionisti senza fare il passo più grande della gamba”.

Elisa Cascioli