L’esonero dalla panchina del Varese, arrivato solo dopo 6 giornate dall’inizio del campionato, è stato digerito, ma nella scarpa di mister Ernestino Ramella è rimasto qualche sassolino che, oramai a stagione terminata, è il caso di togliersi.

Si aspettava una stagione con quei risultati e quel finale amaro?
“Ho sempre dichiarato che quel Varese era una squadra che poteva lottare per i primi quattro posti e non mi sono sbagliato. E’ ovvio che quando inizi non lo puoi sapere, ma quello che è successo fuori dal campo ha turbato sia i giocatori che l’ambiente generale e non c’è bisogno che lo dica io. Il discorso è molto semplice, nella mia rosa c’erano 21 giocatori più o meno tutti contenti, forse a parte Bordin che è stato penalizzato dal regolamento, e nessuno andava in tribuna. Quando di giocatori ti ritrovi ad averne 28 nascono anche problemi gestionali per l’allenatore ed economici per la società. Secondo me la squadra, a livello di spogliatoio, è già stata brava a portare a termine la stagione, una rosa così ampia in Serie D non ce l’hanno nemmeno le squadre del Sud Italia chiamate a vincere, che ci tengono tantissimo e hanno forti pressioni”.

L’esonero è stato prematuro?
“Io dico solo che alla fine, pur cambiando gli allenatori, hanno sempre giocato gli stessi giocatori che trovavano spazio con me, a parte Zazzi infortunato. Tutti i nuovi, che hanno preso durante il mercato gennaio, sono stati poi accantonati. Uno più uno fa due… a buon intenditor poche parole. Come motivazione ho ricevuto la scusa che la squadra non mi seguiva, quando tutt’ora sento tanti giocatori. Mi sento preso in giro “.

Ha mai avuto il sentore che la società stesse per sgretolarsi?
“Non andava bene vincere 1-0, non bastava. A Bra ricordo che erano tutti scontenti dopo il pari in casa dell’ultima in classifica che poi, come avevo detto, era una squadra temibilissima e non a caso si è salvata senza difficoltà. A 62 ho una certa esperienza, sulla decisione nei miei riguardi credo che i dirigenti siano stati mal consigliati. Il mio Varese ha perso contro un’unica squadra, il Borgosesia che per poco non va in Lega Pro, per di più con espulsione e rigore contro a fine primo tempo. Insomma, considerando il cammino tutto ricade a mio favore. Ho scelto tre giovani: Pissardo, Granzotto e poi Cusinato che non ha mai potuto giocare nel suo ruolo naturale. Era un Varese da primi tre posti e io l’ho sempre detto che non avrebbe ammazzato il campionato”.

E il futuro?
“Domani (martedí ndr) volerò in Messico, andrò ad allenare la seconda squadra del Club America”.

Elisa Cascioli